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Caro governo, le famiglie chiedono risorse vere

Le associazioni: non vediamo progetti di sostegno concreto

Parole chiave: Associazioni (15), Famiglie (14), Governo (17)
Caro governo, le famiglie chiedono risorse vere

Le famiglie del nostro territorio sono estremamente preoccupate e quasi smarrite a fronte della grave e grande incertezza che incombe sul presente e sul futuro del nostro Paese. Come rappresentanti dell’associazionismo familiare, raccogliamo questi timori e cerchiamo di darne la giusta rappresentanza.
Le famiglie, nella tempesta di questa prolungata crisi economica e sociale, aggravata e cronicizzata dal dramma del Covid-19, e di fronte ai 209 miliardi di euro del Recovery plan, restano interdette. Hanno la percezione che questo progetto di rigenerazione non sia approcciato con un’idea definita di Paese, né di futuro. Effettivamente si tratta di una risorsa enorme. Un’opportunità che non avrà eguali nel futuro e che deve essere investita con grande coraggio e responsabilità.
Negli scorsi anni, tramite il Forum delle associazioni familiari, abbiamo chiesto risorse per il Patto per la natalità quale prima questione strutturale del Paese: ci è stato risposto che non c’erano i soldi. Oggi, invece, le risorse economiche ci sarebbero. Ma forse manca l’idea-chiave.
Ad essere onesti, nemmeno di come verrà “portato a terra” il Recovery plan abbiamo ancora precisa evidenza. Tuttavia possiamo già affermare, senza paura di essere smentiti, che senza un equilibrio intergenerazionale non sarà possibile perseguire nessuna effettiva sostenibilità ambientale, economica e sociale. Né una innovazione digitale e tecnologica, con ricadute significative su un tessuto che è sempre più ridotto e logorato, come certificato dal presidente di Istat, Gian Carlo Blangiardo, alla presentazione del nuovo Censimento.
Oggi il tema delle politiche per la natalità e la famiglia è una questione capace di unire le forze migliori del Paese, apprezzato e valorizzato anche dalle opposizioni. Si tratta di cogliere un’opportunità per aprire lo sguardo e l’azione verso politiche finalmente, unitarie. Investendo le risorse del Recovery plan negli asset previsti, il nodo strutturale della natalità creerebbe coesione sociale e senso di unità anche con l’opposizione. Ne sono la prova le approvazioni all’unanimità, della legge regionale per la famiglia e la natalità in Veneto, e dell’assegno unico in Parlamento.
A breve l’Istat comunicherà – ancora una volta – dati inquietanti sulla (de)natalità (vedi risposta): peggiori rispetto a quelli già drammatici dello scorso anno. Un allarme lanciato ormai da oltre dieci anni, ma fino ad ora mai preso seriamente in considerazione. Evidentemente, c’è il problema di una politica costantemente schiacciata sul presente. I nostri figli meritano, invece, risposte serie, anche perché i miliardi del Next Generation Eu li stiamo prendendo in prestito proprio dal loro futuro, senza neppure chiederglielo. Gravarli di un ulteriore fardello, senza offrire alcuna prospettiva di essere numericamente sufficienti per affrontarlo, sarebbe l’ennesimo tradimento.
Ecco perché per Afi (Associazione delle famiglie) di Verona, il Forum delle associazioni familiari, e tutto l’associazionismo familiare serve – subito – un piano forte e lucido per la natalità e per non far “fuggire” i giovani dall’Italia. Un progetto che, ad esempio, sappia destinare fondi della voce “green new deal” a iniziative di sostenibilità intergenerazionale. O che decida di investire parte della voce “parità di genere” su misure per valorizzare il lavoro femminile e la conciliazione con l’impegno di cura dei figli.
Ci sembra che quanto si sta ipotizzando per il Recovery plan sia più che altro una somma di singoli progetti, tenuti da tempo nei cassetti che vanno incontro a istanze portate dai vari gruppi d’interesse. Certamente non un percorso organico e coerente orientato al bene comune del Paese.
Siamo sicuri che investire su demografia e famiglia, nell’ambito del Next Generation Eu e delle leggi di bilancio, sia la via più efficace e più giusta per pensare al futuro e per contribuire al rilancio economico e sociale del Paese. Perché i figli sono uno dei principali “generatori di Pil” e di benessere sociale.
Siamo e restiamo a disposizione della politica e delle istituzioni a tutti i livelli, a partire dal locale, in relazione con i nostri sindaci, fino ai livelli ulteriori, con la Regione ed i parlamentari veneti. Questa crisi, oltre ad aver causato tanto male può essere un’opportunità: non avremo altre occasioni di questa portata per far rinascere il nostro Paese.
* Afi - Associazione delle Famiglie
Forum Nazionale delle Associazioni Familiari

I responsabili delle associazioni che promuovono la famiglia e che ci hanno mandato questo appello, conoscendo bene i loro polli che si succedono al governo, avevano già subodorato che i soldi che stanno arrivando dall’Europa andranno in tante direzioni, meno che nell’ormai vitale sostegno alle famiglie e alla natalità.
L’Istat ha di fresco comunicato nuovi sistemi di rilevamento della popolazione italiana, più precisi dei censimenti decennali. Ebbene, la popolazione italiana in 5 anni e 8 mesi è calata di più di un milione e 400mila unità. Un saldo negativo che sarebbe stato ben più pesante se non fossero arrivati 800mila stranieri nello stesso periodo. È sparita una metropoli come Milano in pochi anni, confermando un trend che ci porterà attorno ai 40 milioni di residenti di fine secolo, contro i 60 milioni di ieri. Pochi giovani, tantissimi anziani.
Quindi? Niente. I primi provvedimenti di spesa hanno stanziato l’ennesimo, inutile bonus fiscale per l’acquisto di box doccia e rubinetti del bagno. E 5 milioni di euro (milioni, non miliardi) per il Fondo famiglia, e 2 per le cosiddette “politiche per la parità di genere”, una ridicola mancetta che si perderà in qualche inutile rivolo di spesa. C’è altro da dire? No. Speriamo in meglio? Sì. Peggio non si può fare.
Nicola Salvagnin

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