Una giornata particolare
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Professione: stagista sfruttato e sottopagato un destino per migliaia di giovani

«Voi siete stagisti? Siete così vecchi... vi credevo persone importanti». È la battuta di un film (Gli stagisti, 2013), non tra i più riusciti della coppia comica Owen Wilson e Vince Vaughn, né tra quelli che provano a trattare questo tema. Non sono mancate, prima e dopo, lunghe riflessioni e veloci freddure, come quella del giornalista Beppe Severgnini...

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Professione: stagista sfruttato e sottopagato un destino per migliaia di giovani

«Voi siete stagisti? Siete così vecchi... vi credevo persone importanti». È la battuta di un film (Gli stagisti, 2013), non tra i più riusciti della coppia comica Owen Wilson e Vince Vaughn, né tra quelli che provano a trattare questo tema. Non sono mancate, prima e dopo, lunghe riflessioni e veloci freddure, come quella del giornalista Beppe Severgnini: «L’Italia è una repubblica fondata sullo stage» (e il 10 novembre è la Giornata degli stagisti). Un gruppo di giovani donne l’ha ripreso come orizzonte per la testata giornalistica on line Repubblica degli Stagisti, registrata nell’aprile 2009. Era il periodo di grande crescita del numero dei tirocini nelle imprese italiane (passati per esempio da 228mila nel 2006 a 305mila nel 2008) e della difficoltà a trovare regole adatte. Oggi si parla di circa 4,5 milioni di stagisti nell’Unione Europea, mentre in Italia nel 2019 si ipotizzano circa 200mila tirocini curriculari (ovvero richiesti e riconosciuti dentro il percorso formativo, ma di cui non vi sono dati ufficiali) e si sono registrati circa 350mila tirocini extracurriculari (svolti dopo la conclusione del percorso formativo). Spulciando questi ultimi dati si nota un aumento dell’1% rispetto all’anno precedente, diffusa assegnazione di compiti (di fatto inopportuni e inappropriati) come cameriere e commesse, la dislocazione del 50% nelle regioni del Nord (38mila in Veneto). Nei primi sei mesi del 2020, anche a causa della pandemia Covid, il crollo dei tirocini è stato del 48%, con una percentuale ancora più ampia nelle regioni del Nord. Negli anni sono stati cercati dei paletti regolativi, riguardo la finalità (conoscenza diretta per agevolare le scelte professionali), il numero proporzionato ai dipendenti a tempo indeterminato, copertura assicurativa, la garanzia di essere seguiti da un tutore e inseriti in un vero progetto formativo (di durata adeguata). Rimane parecchio problematico l’aspetto del rimborso spese o retribuzione, per cui si calcola che in Europa il 59% degli stagisti – anche al di fuori della formazione – non percepisca nulla e molti altri solo pochi spiccioli (anche in quelli promossi dalle pubbliche amministrazioni). Se alcuni comunque la vedono come occasione per presentarsi a porte altrimenti invalicabili (tra cui studi legali e di architettura), molti lo ritengono un vero sfruttamento e una strada che rischia di aumentare ulteriormente il divario sociale, dato che solo chi proviene da una famiglia già ricca può permettersi queste esperienze che possono aprire a ottime carriere. La speranza di un cambiamento viene proprio da alcuni imprenditori e professionisti: alcuni hanno cambiato strategia per motivi morali, altri di pura economia dato che la strategia di ricorrere a stagisti per risparmiare stipendi, nel lungo periodo appare meno efficace di investire su un capitale umano sempre più formato. Il tutto può essere letto anche dentro la sfida della cura ai giovani a cui – come ricorda papa Francesco – rischiamo solamente di offrire la cultura del provvisorio e rubare ogni speranza.

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