Una giornata particolare
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Prendere il volo è sempre una sfida e adesso è il momento per farci attenzione

È stato difficile portare a termine la mia prima esperienza da responsabile in un camposcuola a motivo del cuoco che voleva dettare legge su tutto. Una chiacchierata mi ha fatto capire che all’origine vi era il non essersi sentito preso in considerazione nell’edizione precedente. Abbiamo poi concluso in armonia, con la certezza che tutti i successi sono figli di molti padri (come ogni sconfitta è totalmente orfana)...

Parole chiave: Una giornata particolare (117), Luca Passarini (95)
Prendere il volo è sempre una sfida e adesso è il momento per farci attenzione

È stato difficile portare a termine la mia prima esperienza da responsabile in un camposcuola a motivo del cuoco che voleva dettare legge su tutto. Una chiacchierata mi ha fatto capire che all’origine vi era il non essersi sentito preso in considerazione nell’edizione precedente. Abbiamo poi concluso in armonia, con la certezza che tutti i successi sono figli di molti padri (come ogni sconfitta è totalmente orfana).
Colonna sonora poteva benissimo essere Ci vuole un fiore di Sergio Endrigo, che afferma come “le cose d’ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare”; per esempio, che non potrebbe esserci niente se non ci fossero i fiori, spesso nascosti e sottovalutati.
La stessa potrebbe accompagnare al lavoro anche i controllori del traffico aereo che, per far prendere il volo alla loro reputazione, hanno dovuto inventarsi una loro Giornata internazionale (20 ottobre). Come spiegava in una passata edizione l’allora presidente dell’Anacna (Associazione italiana assistenti e controllori navigazione aerea), Marcello Scala, «rappresenta un momento di orgoglio e di unione per l’intera categoria, ma ha anche un forte valore simbolico generale, in quanto il mondo del traffico aereo funziona grazie all’apporto di molte figure professionali estremamente specializzate e che devono costantemente affrontare nuove affascinanti sfide».
Essi, infatti, hanno il compito di monitorare costantemente gli aerei (posizione, velocità e altitudine), fornire assistenza e istruzioni, mantenere le distanze di sicurezza (in volo e al suolo) e, in caso di necessità, attivare il piano di emergenza aeroportuale. Per questo, oltre a grandi competenze acquisite in corsi specialistici, sono richieste capacità di prendere decisioni in breve tempo, forte resistenza allo stress, abilità nel tenere insieme diverse situazioni e numerose variabili.
A tal motivo, il loro orario di lavoro è limitato e la paga elevata. Proprio questo, in fondo, è ciò che lo differenzia da un genitore o da un chiunque viva una forma di paternità o maternità, chiamato a favorire e regolare il volo dei ragazzi, trovandosi in condizioni sempre diverse e con tensioni spesso evidenti.
L’immagine del “genitore controllore del traffico aereo” è sicuramente per tutti più salutare di quella ribattezzata “genitore elicottero”, espressione usata per la prima volta in un libro del 1969 da Haim Ginott (insegnante e psicologo) che così descriveva l’agire di sua mamma. Da allora designa la persona che, nel desiderio di prendersi cura di un caro – soprattutto un figlio –, gli gira continuamente attorno, con troppa insistenza e invadenza.
Un tipo di rapporto – sempre più diffuso nel mondo occidentale – che diventa quindi tossico e anormale, con effetti dannosi sui ragazzi perché non permette la giusta crescita, l’imparare dagli errori, il comprendere ciò che si fa e si sceglie, il crescere in indipendenza e autonomia. Aggiornando Luis Sepùlveda, potremmo dire: vola solo chi osa farlo. E a chi gli viene permesso.

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