Una giornata particolare
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Ma perché non esiste un momento dedicato agli uomini? Eccolo

Rimarcare il contributo della componente maschile non vuol dire esaltare il maschilismo imperante

Ma perché non esiste un momento dedicato agli uomini? Eccolo

Perché alla Festa della mamma corrisponde quella del papà, ma c’è una festa della donna e non quella dell’uomo? Partendo da questa domanda, l’8 febbraio 1991 il professor Thomas Oaster dell’Università del Missouri (Usa) propose per l’anno successivo una prima Giornata per sottolineare l’importanza del sesso maschile e mostrare dei modelli positivi dentro un sentire comunemente buio. La proposta non ebbe grande successo né particolare seguito, anche perché vista come provocatoria e divisiva: in realtà si voleva ricordare che nascere maschi non è né un privilegio, né d’altra parte una colpa, che la società deve condannare il maschilismo ma non il maschile. Nel 1999 il professor Jerome Teelucksingh (Università delle Indie Occidentali) riprese in mano questa sfida, come occasione per mostrare come una mascolinità sana non crei conflitti, ma anzi sia la via per relazioni corrette e che arricchiscono tutti e tutte. Per lui l’uomo è davvero forte quando vive l’integrità, intesa come capacità di tenere insieme lavoro e famiglia, disponibilità a migliorarsi sempre, dominio di quelle emozioni che rischiano di renderlo avido, meschino e irrispettoso. Lanciò la Giornata mondiale dell’uomo a partire dalla sua Trinidad e Tobago, fissandola il 19 novembre. Una data doppiamente opportuna dal suo punto di vista: per lui era il compleanno di suo papà, uomo tenace e compassionevole, e per i suoi connazionali tifosi di calcio, praticamente solo maschi, ricordava come lo si potesse essere veramente anche davanti a una sconfitta pesante e dolorosa: in quel giorno del 1989 la propria nazionale perse l’occasione di partecipare al mondiale di Italia ’90 ma la reazione non fu la violenza bensì la lealtà verso giocatori e avversari. Da allora la Giornata, pur non essendo riconosciuta dall’Onu, si è diffusa ovunque nel mondo (attualmente in 80 Paesi) giungendo in Italia nrl 2013. Tra le finalità quella comunicativa, con l’invito rivolto a tutti, nei discorsi pubblici e privati, di rimarcare più spesso il contributo positivo della componente maschile (riguardo in particolare a famiglia, società, ambiente) e di promuovere modelli buoni per il ruolo maschile, ricercandoli soprattutto nelle persone semplici che aiutano il prossimo o lavorano con onestà e correttezza. Inoltre è l’occasione di portare alla luce quei contesti e situazioni in cui è sesso debole: dalla salute all’accesso ai servizi, dalla tutela legale (nella custodia dei figli o quando è lui ad essere vittima di violenza domestica) a quella nell’ambito dell’istruzione, dato che sono molti ad abbandonare gli studi e pochi ad essere accompagnati in un percorso di reinserimento. Senza contare la piaga dei suicidi dei maschi, che secondo gli esperti ha raggiunto cifre mai viste prima. Insomma, le sfide sono tante sia per gli uomini che per le donne e si possono vincere solo con una stretta alleanza, salvo che non si rompa quello che papa Francesco chiama l’arazzo dell’umanità, reso forte e bello proprio dall’intrecciarsi della differenza.

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