Una giornata particolare
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Le opere d’arte e di ingegno tra diritti dell’autore e quelli di tutti

“Nei miei anni più giovani e vulnerabili mio padre mi diede un consiglio che non ho mai smesso di considerare. «Ogni volta che ti sentirai di criticare qualcuno – mi disse – ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i tuoi stessi vantaggi»”. Sono le parole con cui inizia Il Grande Gatsby, almeno nella traduzione di Tommaso Pincio (Minimum Fax, 2011)...

“Nei miei anni più giovani e vulnerabili mio padre mi diede un consiglio che non ho mai smesso di considerare. «Ogni volta che ti sentirai di criticare qualcuno – mi disse – ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i tuoi stessi vantaggi»”. Sono le parole con cui inizia Il Grande Gatsby, almeno nella traduzione di Tommaso Pincio (Minimum Fax, 2011). È considerato il testamento di Francis Scott Fitzgerald (1896-1940) e uno dei fondamenti della letteratura e della cultura americana, con l’inseparabile legame tra il suo mito e la tragicità. Pubblicato per la prima volta a New York il 10 aprile 1925, ha venduto oltre 50 milioni di copie solo negli Stati Uniti, circa mezzo milione all’anno. Concluso il 95˚ anno, secondo la legge americana, nel 2021 decadono i diritti patrimoniali d’autore, a partire dalla data convenzionale del 1˚ gennaio ribattezzata anche il Giorno del pubblico dominio.
Per alcuni risulta un enorme danno per cui smuovere pool di avvocati e far valere il proprio peso, anche politico (la Disney, proprio negli Stati Uniti, lo dimostra); per altri si tratta dell’occasione per crescere nella conoscenza comune e condivisa. Ragioni valide ci sono da entrambe le istanze.
Da una parte, infatti, si desidera garantire ampia tutela ai creatori delle opere d’arte o dell’ingegno, in nome dell’idea (in realtà molto moderna) di una giusta remunerazione alle fatiche dell’intelletto e di una adeguata protezione agli autori; un modo per riconoscere il loro valore (anche sociale) e per incentivare nuove creazioni.
Dall’altra, in critica all’esagerazione di questo sistema di diritti – sempre più in mano a società più che ai veri autori – si vuole promuovere la possibilità di usare e riutilizzare il lavoro creativo di altri senza dover pagare un prezzo economico o sociale; due proposte concrete sono quelle del copyleft (soprattutto in ambito informatico,  in cui liberamente utilizzare o modificare un’opera) e del diniego di interesse, per il quale autori o inventori possono fare dichiarazione esplicita per declinare ogni interesse proprietario sull’opera. Modalità contemporanee che, in verità, risultano eredi di secolari sistemi di pensiero che vedono ogni opera come frutto – diretto o indiretto – della collettività. Il giovane scultore italiano Jago afferma che siamo dentro una tradizione che ci dà identità comune, rispetto alla quale – se non vogliamo tradirla – non siamo chiamati né a vantarci né a lamentarci, ma ad aggiungere qualcosa.
Lo psichiatra cattolico di origine ebraica Rudolf Allers (1883-1963) ricevendo un prestigioso premio ormai al termine della vita, sottolineava come l’impresa intellettuale sia un compito interminabile portato avanti spesso da umili collaboratori che non vengono riconosciuti, ma che non per questo hanno lavorato invano: «Ognuno di loro coopera, in qualche modesto grado, a questo compito senza fine, ed ognuno di loro è – se non altro – un legame tra quelli che sono venuti prima e quelli che ancora devono arrivare».

Tutti i diritti riservati
Le opere d’arte e di ingegno tra diritti dell’autore e quelli di tutti
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