Una giornata particolare
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Donando il sangue è sempre una buona giornata: salviamo gli altri, salveremo noi stessi

Se è per quello, non avevamo certo bisogno del Covid-19 e della discussione sulla “cura-plasma” per conoscere l’importanza della donazione del sangue e dei suoi derivati. Lo sappiamo da millenni...

Donando il sangue è sempre una buona giornata: salviamo gli altri, salveremo noi stessi

Se è per quello, non avevamo certo bisogno del Covid-19 e della discussione sulla “cura-plasma” per conoscere l’importanza della donazione del sangue e dei suoi derivati. Lo sappiamo da millenni, se è vero che già gli Egizi (così come tante popolazioni americane in epoca precolombiana) avevano adottato questa pratica, in forme e con intenzioni diverse.
Agli inizi del Seicento in Europa si sono mossi passi decisivi per avere credibilità tra la gente e favore nella scienza. La strada per la sua affermazione non fu, però, facile a causa di alcuni fallimenti e diverse visioni sul sangue, che praticamente ogni cultura avvolge di sacralità. Fondamentale per il progresso in questo campo furono l’identificazione dei gruppi sanguigni umani e del fattore Rh, il cui merito va soprattutto a Karl Ernest Landsteiner (1868-1943). Per questo si è scelta la data della sua nascita (14 giugno) per celebrare la Giornata mondiale della donazione del sangue.
Tra le personalità più illustri in Italia vi è, invece, il medico Vittorio Formentano (1895-1977) che nel 1926 lanciò un appello per costituire un primo gruppo di donatori volontari di sangue, in modo da garantire la soddisfazione alla sempre crescente necessità ed eliminare la piaga della compravendita di sangue. A rispondere furono 17 persone, che il 16 febbraio 1927 diedero vita all’Avis, la quale oggi – insieme a Cri, Fidas e Fratres – raccoglie circa un milione 700mila donatori.
Formentano per tutta la vita si diede da fare nel campo della promozione del dono, facendosi promotore della Fiods (Federazione internazionale delle associazioni di donatori di sangue) di cui divenne anche presidente. Proprio all’Italia, alcuni mesi fa, è stato assegnato dall’Organizzazione mondiale della sanità il compito di ospitare l’edizione 2020 del World Blood Donor Day.
In modi decisamente diversi dal previsto, è comunque occasione importante per la promozione della trasfusione di sangue che nel nostro Sistema sanitario – a differenza di molti altri – è impostata come volontaria, anonima, non remunerata, oltre che responsabile e periodica. Prima che la pandemia avesse forti effetti anche in questo ambito, il numero di donazioni in Italia era di circa 3 milioni all’anno (una ogni 10 secondi), con la sfida a un aumento continuo per garantire gli interventi urgenti e le necessità croniche (ogni giorno circa 1.745 pazienti trasfusionati e migliaia di persone trattate con medicinali plasmaderivati).
La campagna informativa per questa speciale Giornata 2020 – scelta e lanciata in tempi non sospetti – è incentrata su: “Dona sangue e rendi il mondo un posto più sano”. Uno slogan di grande impatto e forza comunicativa, come è nella tradizione della promozione al dono del sangue, tanto che proprio a questo è stata dedicata la prima pubblicità progresso in Italia (1971). Tra le campagne promozionali più efficaci negli ultimi anni, una in particolare aveva un richiamo importante non solo al sangue, ma a tutto ciò che è umano: “Dono, dunque sono”.

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