Una giornata particolare
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Anche l’orso polare ha il suo momento seppur precario causa cambiamenti climatici

Giovedì 27 febbraio si celebra la Giornata internazionale dell’orso polare. Un animale con caratteristiche e storie davvero particolari. Innanzitutto, perché è un insieme di contraddizioni interne, come il fatto che sia onnivoro, usi grandi risorse fisiche e metà del suo tempo per cacciare il cibo, eppure rimanga spesso a bocca asciutta ostinandosi con le foche che cattura solo nel 10% dei tentativi...

Giovedì 27 febbraio si celebra la Giornata internazionale dell’orso polare. Un animale con caratteristiche e storie davvero particolari. Innanzitutto, perché è un insieme di contraddizioni interne, come il fatto che sia onnivoro, usi grandi risorse fisiche e metà del suo tempo per cacciare il cibo, eppure rimanga spesso a bocca asciutta ostinandosi con le foche che cattura solo nel 10% dei tentativi. A rendere il tutto ancora più complicato, un rapporto con gli uomini fatto di pregiudizi e incomprensioni.
E qui l’elenco è lunghissimo: non deve essere facile essere giudicato allo stesso tempo il più grande plantigrado terrestre e un mammifero marino, un esempio di ferocia ma anche di tenerezza;  sentirsi chiamato semplicemente “bianco” quando si è rivestiti di vera magia (peli cavi e trasparenti che riflettono la luce sulla cute nera); scoprire che per alcune culture si è una divinità, per altre un progenitore di cui un po’ vergognarci; vedersi venire incontro uomini desiderosi di salvarti, eppure addestrati a spararti al primo passo falso; comparire nei sogni delle persone e poter essere interpretato come segno di grandi novità o di problematiche sessuali.
Insomma, se a questi orsi fosse donata l’autocoscienza, dovrebbero subito andare da uno psicologo. E la realtà ci dice che le attenzioni di cui hanno bisogno a oggi sono molto diverse, dato che sono ridotti a 20-25mila, diffusi tra Canada, Alaska, Russia, Groenlandia, isole Svalbard, e rischiano una ulteriore diminuzione del 30% nei prossimi 30 anni.
Il motivo va ritrovato nell’inquinamento (soprattutto di sostanze chimiche) e nell’innalzamento della temperatura che rende più piccolo il loro habitat (le calotte polari), più basso il tasso di riproduzione e di sopravvivenza dei cuccioli, più difficile il procacciamento di cibo (pur adattandosi a molluschi, alghe e addirittura spazzatura). Alcune foto e video rintracciabili in rete presentano animali molto dimagriti e costretti ad avvicinarsi agli insediamenti umani, procurando un pericolo per se stessi e per le persone.
Per loro fortuna, a cercare di salvarli vi sono scienziati validi e preparati (non certo il Checco Zalone di Quo vado) e una coscienza civile che sta riscaldando un cuore umano finora troppo spesso ghiacciato. L’ultimo Festival di Sanremo lo ha dimostrato con varie espressioni di sano ambientalismo e i Pinguini Tattici Nucleari che hanno festeggiato il loro buon risultato con l’adozione di cento pinguini in Antartide (sono distantissimi geograficamente, ma le sfide per la sopravvivenza li accomunano).
Che poi difendere l’orso polare è anche salvaguardare la possibilità per ciascuno di noi di avere qualche contraddizione, qualche cosa che “non torna” nei propri calcoli e nei propri schemi. E poter fare pace con quell’orso che siamo noi quando non ci sentiamo capiti, compresi, valorizzati in pieno. E come cantava Leo Gassmann proprio al 70˚ Festival: «Tu sei così e non ti devi arrabbiare per ciò che non sai fare, perché per me – tu lo sai – vai bene così».

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