Spiato in tv
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Servirebbe un’iniezione di umanità

Per l’estate, accanto alle tante repliche di fiction, Rai 1 lascia aperta una porta alle novità con The good doctor, un inedito anti Dottor House che alcuni anni fa raccolse un grande successo sulle reti Mediaset.

Parole chiave: Spiato in Tv (180), The good doctor (1), Giuseppe Begnigni (48)
Servirebbe un’iniezione di umanità

Per l’estate, accanto alle tante repliche di fiction, Rai 1 lascia aperta una porta alle novità con The good doctor, un inedito anti Dottor House che alcuni anni fa raccolse un grande successo sulle reti Mediaset. Protagonista di questo programma che appartiene al genere medical drama è Shaun Murphy (nella foto), giovane medico specializzando in chirurgia pediatrica e affetto da autismo, che accanto ad alcune importanti difficoltà di relazione, ha sviluppato eccezionali conoscenze professionali che l’aiutano nel mettere in pratica quanto ha studiato e memorizzato. Gli fanno da maestri due medici affermati che, se da una parte si giovano del suo sapere enciclopedico, dall’altra non sono per nulla convinti che egli possa un giorno esercitare da solo la professione medica. Questo speciale trio di chirurghi si muove all’interno di un reparto ospedaliero dove, come d’abitudine mediatica, regnano invidie, pettegolezzi, disfunzioni insieme con la solita lotta con la direzione della clinica. In quest’ambiente, le scene che ricostruiscono quanto avviene durante un intervento chirurgico sono decisamente forti e provocano una certa impressione nei telespettatori più sensibili. Del tutto assente, come avviene in molti telefilm simili che arrivano dagli Usa, l’empatia con il paziente. Al centro vi sono solo i casi clinici da risolvere e le anime inquiete dei sanitari che devono trovare un’intesa di gruppo e la loro stabilità affettiva. Le capacità diagnostiche del medico sono di certo esagerate e i protocolli per intervenire nelle patologie nella realtà non sono di così facile esecuzione. La trama corre assolutamente prevedibile senza alcun tipo di suspense. Anche il tema dell’autismo, già presente in Tutto può succedere, versione italiana di Parenthood, non è sicuramente approfondito e viene presentato superficialmente per l’esigenza che ogni episodio della serie si debba concludere all’insegna del “vissero tutti felici e contenti”.
Il pubblico di Rai 1 da sempre privilegia racconti rassicuranti e oltre il 20% dei telespettatori segue questa nuova fiction che dona l’illusione che ogni tipo di malattia possa trovare la cura adeguata. Vedendo però la realtà degli ospedali di oltreoceano, televisivamente parlando, viene sicuramente voglia di essere curati magari un po’ più alla buona, ma con molta più umanità, da Un medico in famiglia o dalla Dottoressa Giò che tra poco tornerà sugli schermi sempre con l’onnipresente Barbara d’Urso.

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