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La vera questione è catturare il pubblico

Trent’anni fa La piovra fece da apripista per trasformare in racconto televisivo le vicende di mafia che da sempre attraversano il nostro Paese e in modo particolare la Sicilia. Ora con Catturandi - nel nome del padre si è giunti a una nuova versione aggiornata e corretta della medesima e ripetitiva storia.

La vera questione è catturare il pubblico

Trent’anni fa La piovra fece da apripista per trasformare in racconto televisivo le vicende di mafia che da sempre attraversano il nostro Paese e in modo particolare la Sicilia. Ora con Catturandi - nel nome del padre si è giunti a una nuova versione aggiornata e corretta della medesima e ripetitiva storia. La protagonista, il vicequestore Palma Toscano, impersona in se stessa tutte le contraddizioni dei racconti di questo genere: il sentimento e la ragione, la verità e la menzogna, il bene il male, la vita e la morte. Nel suo cuore vi sono le ferite causate da un passato difficile: un padre ucciso che è divenuto un eroe della Polizia e un fallito golpe nel tentativo di catturare un boss locale della malavita organizzata. Natale Sciacca è il superlatitante che lei e la sua squadra vogliono assicurare alla giustizia con ogni mezzo. Come da copione il terreno in cui ci si muove è alquanto scivoloso per le innumerevoli connivenze e pressioni che impediscono a tutti i protagonisti di distinguere immediatamente e con chiarezza quali siano i buoni e quali i cattivi.
La fiction ha un’impostazione classica, molto di maniera, ogni personaggio è sempre in perfetto ordine, quindi poco credibile per somigliare a un servitore dello Stato che si muove in prima linea nel contrastare il crimine. Lo scarto dalla realtà è abissale. Lo specifico di questo racconto, di fronte a tantissime altre serie simili, è il tentativo di indagare nella psicologia dei personaggi, mentre la trama corre su binari scontati, sebbene si voglia far credere che il racconto sia pieno di colpi di scena. Le infiltrazioni di carattere sentimentale all’interno della vicenda, le scarse scene d’azione come i modesti effetti speciali la fanno somigliare più a una fiaba che non a un poliziesco. Il regista Fabrizio Costa, infatti, è lo stesso che ha diretto fiction di successo come Donna Detective e il ben più famoso Don Matteo. Proprio per questo il lieto fine è scontato, magari accompagnato anche da una morale. Gli attori che prestano il volto ai personaggi sono tra i beniamini del pubblico di Rai Uno: da Anna Caprioli a Massimo Ghini, da Alessio Boni a Leo Gullotta. Lo share raggiunto nelle prime puntate è stato intorno al 14%, addirittura inferiore alle repliche di Don Matteo. Se i poliziotti della tv, famosi o sconosciuti che siano, riescono sempre a catturare i cattivi, ben più difficile è riuscire a carpire l’attenzione dei telespettatori che alla divisa mostrano di preferire la tonaca.

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