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Con ironia ma dell’originale conserva il nome e poco altro

Drusilla e l’almanacco del giorno dopo vuole essere la versione rinnovata del celebre appuntamento di Rai 1 su cui è calato il sipario trent’anni fa...

Con ironia ma dell’originale conserva il nome e poco altro

Drusilla e l’almanacco del giorno dopo vuole essere la versione rinnovata del celebre appuntamento di Rai 1 su cui è calato il sipario trent’anni fa. Al posto dell’annunciatrice Paola Perissi che ne è stata il volto autorevole, garbato e discreto per quasi tutto il periodo di messa in onda, è stato chiamato Gianluca Gori che deve la sua fortuna all’interpretazione di un personaggio femminile, Drusilla Foer (nella foto), che anche qui propone. Questa nobildonna dal fare snob è stata fatta conoscere al grande pubblico, dopo essere apparsa a Ciao maschio in qualità di opinionista, durante l’ultimo Festival di Sanremo.

La sigla rivisitata nella grafica ma con ancora le immagini agricole rappresentanti i 12 mesi dell’anno e l’inconfondibile motivo musicale che l’accompagnava, segnano l’inizio di una trasmissione che ricalca quella di un tempo con l’indicazione dei dati astrologici e il santo del giorno. Le rubriche di allora, tra cui la famosa “Domani avvenne”, sono però completamente cambiate nello stile. Scorrono ancora le immagini in bianco e nero che presentano i grandi fatti del passato con appropriate didascalie, ma il commento successivo così come le interviste sono completamente all’insegna dell’ironia che spesso sfocia nel sarcasmo. Sono, infatti, questi due atteggiamenti a farla da padroni nel programma preserale che naviga attorno al 4% di share.

Lo studio televisivo è di fatto solo abbozzato, essendo privo di qualsiasi scenografia, potendosi ben scorgere alle pareti le strumentazioni elettriche necessarie per il buon funzionamento delle riprese. Chi conduce, inoltre, non si fa scrupolo a rimproverare il proprio assistente, quindi a battibeccare con l’operatore di ripresa e, infine, a mettere in imbarazzo il pianista che accompagna i diversi interventi. Il carattere spigoloso del personaggio di questa signora senese si raddolcisce un po’ solo quando, nell’ultima parte, dialoga con Topo Gigio ricordando i tempi passati. In realtà il pupazzo ideato da Maria Perego più di sessant’anni fa sembra un pesce fuor d’acqua in questo contesto, mancando della sua frizzante originalità che invece conserva con i bambini, in particolare quelli dello Zecchino d’Oro. Il personaggio portato sui teleschermi da Gori potrebbe esprimersi meglio in altri contesti salottieri più frivoli, lasciando così intatto il ricordo di una trasmissione che rinnovata in tal modo ha perso tutta la sua autorevolezza.

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