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Le schiave moderne tra i ricchi arabi: storia di Fatou e di migliaia come lei

Fatou è nata in Guinea, in Africa occidentale. Cresce in uno dei Paesi più poveri del mondo. Stanca di patire la fame, a 15 anni decide di lasciare tutto e partire...

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Fatou è nata in Guinea, in Africa occidentale. Cresce in uno dei Paesi più poveri del mondo. Stanca di patire la fame, a 15 anni decide di lasciare tutto e partire. Sogna di trovare lavoro all’estero: desidera aiutare la sua famiglia e vivere un futuro che non sia già scritto. Non in Europa, ma in un’altra zona del mondo dove le economie sono in rapida crescita e i posti di lavoro non mancano: il Golfo Persico. Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait: qui i proventi dell’industria petrolifera hanno fatto la fortuna di tante famiglie che oggi vivono nel lusso. Per entrare in Kuwait ha bisogno dell’appoggio di un’agenzia. Gli operatori, probamente contattati on line, le promettono un lavoro da domestica nella casa di una famiglia benestante.
Una volta arrivata, i suoi datori di lavoro pagano un compenso all’agenzia e la accolgono in casa. Ma la realtà si rivela diversa da quella promessa. La famiglia kuwaitiana la sottopone a orari di lavoro estenuanti. Fatou non ha diritto a pause o giorni di riposo. Vive reclusa nell’abitazione dei suoi datori di lavoro: non le è permesso uscire di casa se non sotto stretta sorveglianza. Le viene revocato il passaporto e confiscato il cellulare. Fatou si ritrova sola, in un Paese che non conosce, privata di qualsiasi diritto. Forse subisce soprusi, molestie, stupri. Purtroppo il suo non è un caso isolato ma la normalità per centinaia di donne che arrivano qui dalle zone più povere del mondo. Vengono spesso adescate on line da falsi annunci di lavoro e finiscono intrappolate in una rete di trafficanti senza scrupoli. Il network è esteso e coinvolge numerosi Paesi del Golfo. Le domestiche sono trattate come merce di scambio e subiscono violenze di ogni tipo. I suicidi, tra loro, sono all’ordine del giorno.
Tre anni fa ha fatto scalpore il video girato a Kuwait City da una signora che riprendeva la propria colf appesa al balcone mentre tentava di togliersi la vita, senza aiutarla. In questi Paesi vige il sistema della Kafala, secondo il quale una volta che un datore di lavoro paga, ha il diritto di proprietà esclusiva sulla sua “merce”. Sembra un racconto dell’Ottocento, invece è il volto brutale della moderna tratta di persone.
Nonostante sia vietato per legge, nel Golfo Persico si è sviluppato un ricco mercato nero di lavoratrici domestiche. I commercianti utilizzano app di proprietà di Facebook, Google e Apple per vendere e comprare “schiave” straniere. Il loro costo medio si aggira tra i 2 e i 3mila euro. Sulle applicazioni è possibile effettuare ricerche – corredate da foto – per etnia, età e carattere.
A scoprire la storia di Fatou è stata una troupe della Bbc. I giornalisti hanno denunciato i trafficanti alle autorità del Kuwait, che sono intervenute. Fatou è potuta tornata in Guinea a riabbracciare la sua famiglia. Oggi è ancora povera, ma finalmente libera.

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