Nella sapienza popolare la risposta alle grandi domande dell’uomo
Marino Rama
Proverbi veneti e filosofia. Consigli per vivere bene
Editrice Mazziana
Verona 2024
pp. 190 - Euro 18

È possibile coniugare la sapienza antica dei proverbi veneti con la filosofia tout court? Se lo chiede Marino Rama, nel libro Proverbi veneti e filosofia. Consigli per vivere bene, edito dalla veronese Mazziana. Giunto alla pensione dopo una lunga militanza nell’insegnamento al liceo Medi di Villafranca e già vicesindaco di Sommacampagna, Rama, apprezzato conferenziere, è studioso del filosofo villafranchese Giuseppe Rensi, sul quale ha pubblicato nel 2019 Un lancinante dolore: il misticismo di Giuseppe Rensi nella collettanea “Studiosi del Comprensorio di Villafranca di Verona” a cura di Ezio Filippi.
Innamorato della sua disciplina, Rama sembra chiedere alla filosofia ciò che di più specifico questa disciplina ha promesso e offerto nel corso dei secoli indicando l’obiettivo della “felicità intesa come scopo fondamentale della vita” (Treccani), l’eudaimonìa dei Greci, che occhieggia fin nel sottotitolo del libro e lo colloca nell’alveo di una secolare ricerca del viver bene. “Ognuno di noi, nella vita si pone domande filosofiche: chi sono? Dio esiste? Perché la vita è dolore? Che cosa possiamo sperare? Qual è il bene che posso realizzare?” si chiede l’autore che interpella da vicino i suoi lettori con le grandi domande dell’esistenza. E trova un aiuto non indifferente nella sapienza popolare per tentare delle risposte a misura d’uomo su temi che hanno affaticato le menti dei gradi pensatori, da Platone a Immanuel Kant, da Aristotele a Emmanuel Lévinas, da Seneca al grande Paul Ricoeur. Si chiedeva Agostino di Ippona nella sua inquieta ricerca Unde malum?, da dove viene il male? Ed è questo uno dei capitoli centrali del libro (Dio e la storia, p. 103) che viene sottotitolato con uno dei proverbi più rappresentativi della tradizione popolare veneta: “No se move foia che Dio non voia”. Per saldare la forbice che si apre su questo tema della concezione provvidenzialistica di Dio, vengono scomodati Lattanzio (De ira Dei, La collera di Dio), Primo Levi (Se questo è un uomo), Dietrich Bonhoeffer (Resistenza e resa), Etty Hillesum (Diario 1941-1943), Giuseppe Rensi (Lettere spirituali), Agnes Heller (La bellezza della persona), Kant (Critica della Ragion pratica) fino alla testimonianza di Liliana Segre sulla sua rinuncia alla vendetta privata come premessa alla sua libertà e all’essere “donna di pace”. Alle grandi domande, conclude alla fine della sua serrata argomentazione Marino Rama, c’è sempre una risposta che parte, kantianamente, dall’etica della responsabilità verso gli altri “concreti”, “quelli che incontriamo nella nostra vita” (p.110) e arriva a porre le premesse di una opportunità di bene che, concordemente, proverbi veneti e filosofia, ci additano.
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