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Ma i comunisti non mangiavano i bambini?

Viola Ardone
Il treno dei bambini
Einaudi – Torino 2019
pp. 248 – Euro 17,50

Parole chiave: Viola Ardone (1), Il treno dei bambini (1), Libro (63)
Ma i comunisti non mangiavano i bambini?

L’Italia del secondo dopoguerra. Le città distrutte, la popolazione devastata, sia nel fisico che nell’animo. Il Sud, che già partiva povero, si ritrovò socialmente annientato. Molti figli si ritrovavano a mendicare per le strade o a fare i lustrascarpe per i soldati americani. A livello politico, dal Comitato di Liberazione Nazionale, scioltosi nel ’47, ci si avviò verso un periodo di contrapposizione tra Pci e Dc, anche in conseguenza di quanto stava accadendo a livello internazionale. Tra il 1945 e il ’51, il Partito Comunista Italiano organizzò un programma di solidarietà per bambini poveri od orfani. Accadde così che circa settantamila bambini del Sud venissero aiutati da altri italiani che diedero loro una casa, dei pasti, un’istruzione e l’affetto di una vera famiglia. Furono un train de vie tutto nostrano. Quei treni venivano chiamati “i treni della felicità” e rappresentano una storia piccola e dimenticata di vera solidarietà.
È il 1946 quando alcuni gruppi di bambini provenienti dalle città più disastrate del Sud Italia intraprendono un viaggio verso l’Emilia Romagna e alcune zone del Mantovano, dove diverse famiglie, la maggior parte delle quali vicine al Pci, avevano deciso di ospitarli per dare loro una vita meno difficile. Vennero accolti come altri figli e per la prima volta conobbero la gioia di un desco imbandito, da condividere insieme, o la sorpresa di un regalo che fosse stato pensato solo per loro. Tra questi c’è anche Amerigo Speranza, un ragazzino di Napoli che abita con la madre in uno dei quartieri poveri della città. Il padre è fuggito anni prima senza lasciar traccia di sé e il ragazzino vive per la strada per la maggior parte del tempo assieme all’amico Tommasino. Antonietta, la madre, è stata toccata fin da giovane dalla durezza della vita ed è incapace di mostrare per quel figlio dell’affetto, pur amandolo a suo modo, con una certa ruvidezza. Antonietta viene a conoscenza dell’iniziativa comunista e decide di far salire Amerigo su uno di quei treni. È l’inizio, per il bambino, di un’avventura che cambierà per sempre la sua vita.
Viola Ardone mescola italiano e dialetto, usando quest’ultimo soprattutto per definire personaggi, oggetti e gesti. Nel racconto, narrato attraverso gli occhi di Amerigo, compaiono qua e là personaggi realmente esistiti, come Maurizio Valenzi, vicesegretario della federazione del Pci; Gaetano Macchiaroli, editore e libraio; Maddalena Cerasuolo (che nel libro diventa Maddalena Criscuolo) protagonista della rivolta delle quattro giornate.
Il libro è un romanzo, ma finisce per essere anche, almeno in parte, un piccolo documentario che aiuta a far luce su una splendida pagina di storia italiana. Un moto di solidarietà così gratuito e spontaneo oggi sarebbe, molto probabilmente, impossibile.

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