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Le strade perdute che aiutano a ritrovarci

Alessandro Vanoli
Strade perdute.
Viaggio sentimentale sulle vie
che hanno fatto la storia
Feltrinelli - Milano 2019
pp. 208 – Euro 16

Le strade perdute che aiutano a ritrovarci

Il racconto di un viaggio, cominciato all’alba dell’umanità e mai veramente terminato. Strade millenarie, vie di terra e di mare che hanno unito regioni distanti e talvolta interi continenti, permettendo a culture e civiltà lontane di comunicare e scambiarsi tecniche e conoscenze e quindi, in definitiva, di evolversi e svilupparsi fino ad arrivare ai nostri giorni. Alessandro Vanoli, con il suo Strade perdute, ci accompagna per mano attraverso la storia e il tempo su itinerari che in gran parte possiamo ormai solo immaginare: la via del Nilo, le rotte del Mediterraneo, le mitiche strade dell’antica Roma, la Via della Seta percorsa da Marco Polo e da tanti altri mercanti nel corso dei secoli, le strade dei grandi pellegrinaggi cristiani e islamici, ma anche le rotte dell’Atlantico e le vie dell’India e dell’Asia centrale. Ci sono, però, anche le strade ferrate, solcate dai treni, e quelle, più recenti, d’asfalto, habitat naturale delle nostre moderne automobili. La sensazione, guardandole, è di essere al cospetto di vie di comunicazione dall’età quasi geologica, come se fossero nate addirittura prima dell’avvento dell’uomo, con la loro storia fatta di altipiani, vallate, fiumi e passi di montagna. Vie tracciate prima di tutto dalla natura e che l’umanità ha sfruttato, percorrendole nella notte dei tempi e facendole diventare inizialmente sentieri, poi strade battute da eserciti e dalle carovane di mercanti e affrontate, infine, dagli avventurieri. In tempi in cui il mondo si è fatto sempre più piccolo e le distanze si sono per certi aspetti azzerate, con però anacronistici e ridicoli nazionalismi, porti chiusi, muri e confini, Strade perdute ci interroga, ci stimola e ci invita a considerare che tutti noi siamo in fondo il frutto dei nostri viaggi e spostamenti. Grazie all’agile scrittura di Vanoli ci si può rendere conto che in realtà un vero centro, in questo mondo, non esiste. La storia, in fondo, serve proprio a suggerirci un altro modo di vedere il Pianeta, ma anche il nostro presente e il nostro passato. A mostrarci la rete che di fatto abitiamo, che non è quella virtuale e telematica, ma è quella reale delle nostre mura, delle nostre case, dei confini che delimitano gli Stati. Capiamo, insomma, attraverso questo libro che il senso dei nostri cambiamenti, delle nostre conquiste e scoperte lo dobbiamo soprattutto alla comunicazione e al nostro interagire. Di ritorno da queste avventure scopriamo che l’umanità si sviluppa lungo assi infiniti e misteriosi, che sconfinano nel tempo e nello spazio. E facciamo esperienza delle nostre radici, che sono antiche, profonde e soprattutto estremamente larghe.

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