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La fatica di essere cristiani per davvero

Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif)
... che Dio perdona a tutti
Feltrinelli
Milano 2018
pp. 192 - Euro 16

La fatica di essere cristiani per davvero

Leggero, a tratti comico. Eppure tagliente. Il romanzo d’esordio dell’ex Iena Pif, nome d’arte di Pierfrancesco Diliberto, era una prova del nove. Superata a pieni voti. Dopo anni dietro la telecamera – Diliberto ha iniziato la carriera come assistente alla regia di Franco Zeffirelli, recentemente scomparso – e il successo guadagnato nei panni da regista di cortometraggi, con questa pubblicazione Pif sorprende.
D’altronde, vent’anni come autore televisivo l’hanno allenato alla scrittura e queste pagine ne confermano la bravura. Il tema al centro del libro è la fede cattolica e la superficialità con cui spesso è vissuta. In modo divertente, Pif indaga i cattolici-sulla-carta. Quelli, cioè, che si dicono seguaci di Cristo e poi nella vita quotidiana piegano la fede ai propri comodi (talvolta applicando i comandamenti al contrario). Una contraddizione che l’autore, ateo dichiarato ma cresciuto con una formazione cattolica, ha voluto analizzare a fondo, a modo suo.
Il protagonista della storia è il suo alter ego. Si chiama Arturo ed è un immobiliarista 35enne che ha perso di vista la religione passando all’età adulta. Senza strappi: un intiepidimento progressivo, come spesso accade. La sua vita scorre placida, con poche responsabilità. Ha un unico vizio: i dolci. È schiavo dichiarato della ricotta. Abitando a Palermo, ciò lo rende un vorace consumatore di cannoli, “sciù” (il bignè), iris (una brioche farcita, fritta o cotta al forno) e così via.
Arturo è un conoscitore sopraffino di tutte le pasticcerie della città. Pure di quella che fa le iris più buone. Ed è lì che s’innamora della figlia del proprietario, la donna dei suoi sogni. Scopre presto che lei è cattolicissima. Per conquistarla, Arturo riesce a guadagnarsi la parte di Gesù nella Via Crucis del Venerdì Santo. Che per lui si rivela un vero calvario: non ricorda la parte e ne sbaglia una dietro l’altra. Eppure, nonostante le numerose gaffe, la passione condivisa per la ricotta cementa questo giovane amore. La finzione del povero Arturo, che si simula praticante pur non essendolo, tocca vette tragicomiche. Finché, proprio a causa della sua assenza di fede, rischia di perdere l’amore. Allora, un po’ per paura, un po’ per provocazione, decide di fare sul serio e di provare, per tre settimane, a essere davvero cattolico. «Sarò più cattolico dei cattolici medi, perché praticherò ogni santo giorno la parola del Signore e seguirò gli insegnamenti dei cinque evangelisti!», proclama, ricordandosi solo poi che gli evangelisti sono quattro...
Quelle tre settimane di catto-entusiasmo lo trasformano. E cambiano i rapporti che ha con le altre persone. Scoprirà, in un finale inaspettato, che essere coerenti con gli insegnamenti di Cristo costa fatica.

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