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L’errata equazione + armi = + sicurezza

Luca Di Bartolomei
Dritto al cuore. Armi e sicurezza: perché una pistola non ci libererà mai dalle nostre paure
Baldini+Castoldi, Milano 2019
Pagg. 108 - 16 euro

L’errata equazione + armi = + sicurezza

“Lo dico subito: se qualcuno vuole accusarmi di usare la vicenda personale mia e della mia famiglia coglie nel giusto”. Và dritto al cuore del problema e dei lettori Luca Di Bartolomei, figlio dell’indimenticato Agostino, capitano del secondo scudetto della Roma. Il 30 maggio 1994, a San Marco di Castellabate, dove viveva con la famiglia, Ago, come lo chiama pure il figlio, ha preso la sua Smith & Wesson calibro 38 e si è suicidato.
Luca aveva dodici anni ed è stato l’ultimo a vedere il padre vivo. Adesso, da padre di due figli, ha deciso di elaborare il suo vissuto in un libro dedicato ad Anna, la figlia più piccola, e “a tutte le donne del domani, ché ancor di più rischiano di essere vittime di una falsa idea di sicurezza”. Ecco, la sicurezza: l’autore, sin dal titolo (Dritto al cuore. Armi e sicurezza: perché una pistola non ci libererà mai dalle nostre paure), cerca di spiegare questa dicotomia sicurezza/insicurezza attraverso i fatti, proprio quei fatti che molti, forse troppi, non conoscono oppure utilizzano in malafede o in maniera scorretta. “Un balcone, un coltello usati impropriamente possono uccidere, ma non nascono per quello; un’arma sì e questo fa la differenza; ed avere l’arroganza di essere in grado di gestire uno strumento nato per togliere la vita e senza l’addestramento e la preparazione psicologica necessari è il più frequente e grave errore che da privati cittadini possiamo commettere”.
Il libro, edito da Baldini+Castoldi, si articola in quattro capitoli ed in un’appendice dove, in neppure 110 cento pagine, il figlio di Ago smonta l’equazione più armi = più sicurezza. Di Bartolomei ricorda che nel 1981, anno della sua nascita, gli omicidi furono 2.041, e nel 1994, quando il padre si suicidò, circa 1.400; ora sono quasi 300, ma l’emotività porta chi ha responsabilità di governo e gran parte degli italiani a dimenticare che i reati sono in costante calo dal 2007. Ammettere quello che dati, numeri, ministri dell’Interno e forze dell’ordine del mondo occidentale certificano da tempo, cioè la diminuzione dei reati verso la persona, vuol dire non poter innalzare il livello dello scontro, a cominciare da quello verbale. Parlare invece di insicurezza, oltre ad aumentare la paura (che «ci fa pazzi», come ha affermato papa Francesco, citazione che Luca Di Bartolomei riporta all’inizio del libro), serve a distrarre l’opinione pubblica da quanto contribuisce a peggiorare la nostra quotidianità fatta di lavori difficili da trovare e da mantenere, di servizi assistenziali di cui si vorrebbe usufruire e che invece vengono ridotti o cancellati. E allora, in mancanza d’altro, va bene una nuova legge sulla legittima difesa, con fucili e pistole a difendere i muri delle nostre abitazioni. Ma armati e chiusi in casa, scrive Di Bartolomei, rischiamo che le vittime finiscano per essere i nostri cari.

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