Condiscepoli di Agostino
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Una ecologia dello spirito fonte di gioia e di pace

“La spiritualità cristiana propone un modello alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo” (Ls 222)..

“La spiritualità cristiana propone un modello alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo” (Ls 222). Con queste significative espressioni papa Francesco ci indirizza sulla strada del senso del vivere legato non all’accumulo che distrae dall’essenziale, ma alla sobrietà di cui rileva la preziosità con una espressione a prima vista sconcertante “il meno è di più” (ivi), nel senso che la sobrietà consente allo spirito dell’uomo di dare spazio a ciò che conta, godendo del poco, di ciò che è necessario.
Insiste sul valore della sobrietà anche nel paragrafo successivo: “La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante. Non è meno vita, non è bassa intensità […]. Si può aver bisogno di poco e vivere molto” (Ls 223). In quel “vivere molto” è sottintesa l’intensità di vita interiore, espressa da quella “felicità (che) richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono” (ivi). Alla “felice sobrietà”, nel paragrafo 224 papa Francesco abbina la “sana umiltà” che si appella a Dio creatore della natura, come antidoto alle follie create dalla “nostra soggettività a determinare ciò che è bene e ciò che è male” (Ls 224), dopo aver escluso Dio dalla nostra vita sostituendolo con il nostro io (cfr ivi). Per la salvaguardia dell’ecologia non basta “l’integrità degli ecosistemi” (ivi), occorre “avere il coraggio di parlare dell’integrità della vita umana, della necessità di promuovere e di coniugare tutti i grandi valori. La scomparsa dell’umiltà, in un essere umano eccessivamente entusiasmato dalla possibilità di dominare tutto senza alcun limite, può solo finire col nuocere alla società e all’ambiente” (ivi).
Dunque la sobrietà si coniuga con umiltà. Ma anche con pace: “Nessuna persona può maturare in una felice sobrietà se non è in pace con se stessa” (Ls 225). Pace! Non è identificabile con la sola assenza di guerra. Per la cura dell’ecologia è necessaria la pace interiore che segna uno stile di vita, ma che è custodita da un clima di silenzio: “La natura è piena di parole d’amore, ma come potremo ascoltarle in mezzo al rumore costante, alla distrazione permanente e ansiosa o al culto dell’apparire?” (ivi). Solo il senso e l’esperienza del silenzio interiore sanno mettere un freno alla smania di correre che impedisce di porsi in contemplazione e favorire l’armonia del creato e con il creato (cfr ivi) e ci impediscono di fermarci in dialogo sereno, senza fretta, con le persone e in contemplazione dei “gigli del campo e degli uccelli del cielo”, come ci ha ricordato Gesù, presi dall’“ansietà malata che ci rende superficiali, aggressivi e consumisti sfrenati” (Ls 226).
A questo punto, papa Francesco scende al pratico: “Un’espressione di questo atteggiamento è fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti” (Ls 227), in atteggiamento di “gratitudine per i doni della creazione, riconoscenti verso quelli che con il loro lavoro forniscono questi beni, e rafforza la solidarietà con i più bisognosi” (ivi).

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