Condiscepoli di Agostino
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Le esperienze del primo periodo scolastico

Si sa che la fanciullezza coincide con l’età scolare. E anche Agostino ha avuto la fortuna di poter frequentare la scuola, con l’obiettivo di imparare lettere, praticamente imparare a leggere e a scrivere. Agostino non esita a confessarsi in pubblico, oltre che davanti a Dio...

Si sa che la fanciullezza coincide con l’età scolare. E anche Agostino ha avuto la fortuna di poter frequentare la scuola, con l’obiettivo di imparare lettere, praticamente imparare a leggere e a scrivere. Agostino non esita a confessarsi in pubblico, oltre che davanti a Dio. Non andava a scuola volentieri. Non ne capiva l’utilità. E di quel primo periodo ha un ricordo triste, per le percosse che riceveva dai docenti, come era allora di abitudine, se si mostrava alquanto svogliato: “Quindi sono stato mandato a scuola, per imparare lettere, nelle quali, me misero, ignoravo quale utilità ci potesse essere. E tuttavia se mostravo pigrizia nell’apprendimento venivo percosso”. Come tutti i bambini, anche ad Agostino piaceva più giocare che studiare, pur essendo ben dotato di ingegno e di memoria, particolarmente necessaria soprattutto negli anni dell’apprendimento dei fondamenti linguistici: “Non mi mancavano, Signore, memoria o ingegno, che Tu hai voluto avessi a sufficienza per quella età, ma mi piaceva giocare”. Il gioco? Alla palla. Oggi diremmo al pallone. Dunque, assorbito dal gioco. Ma non solo. Lo incuriosivano e lo appassionavano oltre misura gli spettacoli: “Non ero obbediente non perché facevo scelte migliori, ma per amore del gioco... per la stessa curiosità che balenava sempre più ai miei occhi verso gli spettacoli”. Ma una malattia seria ha messo a repentaglio la sua stessa vita. Non era però ancora battezzato e sua madre Monica ne era preoccupata. In fretta e furia si fanno i preparativi per il Battesimo. Ma, ricuperata la salute, si rimanda ad altra data: “Signore, Tu hai visto: ero ancora fanciullo e un giorno colto all’improvviso da mal di stomaco ero agitato, ormai sul punto di morire, Tu hai visto... Ne fu conturbata la madre della mia carne, in quanto nel suo cuore casto nella fede in Te partoriva più caramente la mia salvezza per l’eternità. E già si affrettava di predisporre ogni cosa perché fossi iniziato ai sacramenti della salvezza e venissi purificato, confessando Te, Signore Gesù, in vista della remissione dei miei peccati, senonché improvvisamente ricuperai la salute... Così già io ero un credente, come pure quella (Monica) e tutta la mia casa, eccetto mio padre soltanto”. Da notare: Agostino benché non battezzato, si percepiva un credente in Cristo. E lo annoterà anche in riferimento alla sua tarda adolescenza, come vedremo.
Come tutti i ragazzi, Agostino non tollerava le imposizioni. A cominciare da quelle scolastiche. Eppure riconosce che le costrizioni hanno prodotto dei benefici. Si riconosce pure discolo e peccatore fin da ragazzo: “Tuttavia nella stessa fanciullezza, che a me faceva meno paura rispetto alla adolescenza, non amavo le lettere e avevo in odio esservi forzato; e tuttavia vi ero forzato ed era per me un bene, mentre io non facevo bene: non avrei infatti imparato se non fossi stato costretto… Ero un ragazzo ancora tanto piccolo eppur così grande peccatore... Lo hai stabilito tu ed è così: ogni animo disordinato è pena a se stesso”.
L’unica disciplina di cui da ragazzo si era appassionato era il latino, nello studio del quale si era insinuata tanta curiosità, al posto del senso fastidioso della obbligatorietà: “Mi ero innamorato del latino, non quello del primo maestro, ma quello che insegnano i cosiddetti grammatici. Infatti, quel primo latino insegnato quando si fa imparare a leggere e scrivere e far di conto, non lo ritenevo meno gravoso e penoso di tutto il greco. Di qui (dalla mia esperienza) risulta abbastanza evidente che nell’apprendimento di codeste discipline scolastiche (il latino e il greco) ha maggior forza la libera curiosità rispetto ad una meticolosa obbligatorietà”.

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