Condiscepoli di Agostino
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Le denominazioni della Messa

Le denominazioni, potremmo definirli anche sinonimi, della Messa sono numerosissime (cf CCC 1328-1332). Partiamo dalla più conosciuta e usata: “Eucaristia”, che evoca il senso del rendimento di grazie a Dio per il super dono del pane e del vino divenuti segni sacramentali della presenza di Cristo Crocifisso Risorto, Salvatore e Signore...

Le denominazioni, potremmo definirli anche sinonimi, della Messa sono numerosissime (cf CCC 1328-1332). Partiamo dalla più conosciuta e usata: “Eucaristia”, che evoca il senso del rendimento di grazie a Dio per il super dono del pane e del vino divenuti segni sacramentali della presenza di Cristo Crocifisso Risorto, Salvatore e Signore. Non mancano testi che parlano della “Cena del Signore”, come memoriale istituito da Gesù nell’ultima Cena, anticipazione della “Cena delle nozze dell’Agnello”.
Ci risuona ormai familiare la denominazione “Frazione del pane”. Si tratta di un rito tipico della cena ebraica, assunto anche da Gesù nell’ultima Cena, ma anche con i discepoli di Emmaus. Gli Atti degli Apostoli poi citano più volte l’espressione “Frazione del pane” (At 2,42.46; 20,7.11).
“Sinaxis” è pure un altro termine usato, benché poche volte. Sta ad indicare etimologicamente “radunarsi insieme” per la celebrazione dell’Eucaristia. Ben più noto è il termine “Memoriale”, che evidenzia la presenza reale del Mistero Pasquale sotto i segni sacramentali del pane e del vino consacrati.
Vari altri termini si alternano nella storia della liturgia, ispirati abitualmente dalla Parola di Dio. Un altro termine, “Sacrificio”, specificato da attributi vari, pur nella loro analogia: “Santo Sacrificio, perché attualizza l’unico sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche l’offerta della Chiesa; o ancora santo sacrificio della Messa, sacrificio di lode, sacrificio spirituale, sacrificio puro e santo, poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell’Antica Alleanza” (CCC 1330).
Viene denominata anche “Santa e divina Liturgia, perché tutta la Liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella celebrazione di questo sacramento” (CCC 1330). Potremmo dire che l’Eucaristia nella sua celebrazione esprime la Liturgia nella sua più alta e divina espressione. Ma viene chiamata anche “Celebrazione dei Santi Misteri”. Si parla anche di “Santissimo Sacramento”, termini con i quali si allude anche alle specie eucaristiche conservate nel tabernacolo.
Viene denominata pure “Comunione” in quanto più di ogni altro sacramento ci mette in comunione con Cristo, grazie al dono in noi del suo corpo e del suo sangue. Altri termini: “cose sante, pane degli angeli, pane del cielo, farmaco di immortalità, viatico”.
Infine: “Santa Messa”, termine che più di ogni altro è stato applicato alla celebrazione dell’Eucaristia. O anche semplicemente “Messa”. Contrariamente a quanto molti fedeli pensano della Messa come un affare privato, un tributo settimanale a Dio, un rito che si consuma tra le pareti della chiesa in cui viene celebrata, l’Eucaristia per sua natura spinge il cristiano fuori di chiesa per essere testimone della trasformazione avvenuta in lui per la potenza contenuta nell’Eucaristia celebrata e assunta come Comunione. “Messa”, infatti, evoca “missio”, cioè il mandato di Cristo: «Andate in tutto il mondo». Come a dire che una Messa vera manda in missione! Da testimoni.

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