Condiscepoli di Agostino
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La seduzione del compromesso

Grazie alla sua memoria poderosa, Agostino ha potuto rivedere l’azione di Dio in lui lungo il percorso della sua vita travagliata. Riconosce che Dio gli ha svelato la via del bene e del male. E gli ha fatto capire che nessuna creatura da cui egli stesso era stato ammaliato, fino ad idolatrarla, poteva identificarsi con l’assoluto di Dio.

Grazie alla sua memoria poderosa, Agostino ha potuto rivedere l’azione di Dio in lui lungo il percorso della sua vita travagliata. Riconosce che Dio gli ha svelato la via del bene e del male. E gli ha fatto capire che nessuna creatura da cui egli stesso era stato ammaliato, fino ad idolatrarla, poteva identificarsi con l’assoluto di Dio. Eppure, anche quando scrive il decimo libro delle Confessioni a circa quarantacinque anni, è costretto a riconoscere di non essere ancora del tutto libero dai vincoli dei vecchi idoli. E ne individua la causa in quella consuetudine che più volte già aveva riconosciuto come la radice della sua dipendenza divenuta in lui una necessità: “Dove non hai camminato con me, o Verità, insegnandomi che cosa evitare e che cosa cercare? Ho passato in rassegna il mondo di fuori con la percezione con cui ho potuto... di qui sono entrato nei recessi della mia memoria, molteplici vastità piene di svariate ricchezze in modi mirabili, e cercai di riflettere e mi spaventai e non potei discernere nulla di queste cose senza di Te e scoprii che nulla di esse è Te... Ma ricado in queste cose sotto i pesi pieni di travagli e mi lascio riassorbire dai soliti pesi e ne sono vincolato e piango molto, ma ne sono molto legato. Ne è degno soltanto il fardello della consuetudine!”.
A questo punto Agostino precisa due cose: anzitutto che lui non era riuscito nel passato a considerare esistenzialmente Dio come l’assoluto, ma pur attribuendogli la priorità, gli metteva accanto anche le cose alle quali si sentiva legato, e per questo aveva perduto Dio. E, in secondo luogo, precisa che Dio-verità assoluta non può accettare di essere messo nel panteon degli idoli: Dio-verità esige di essere riconosciuto come l’unico vero Dio: “Tu sei la Verità che presiedi sopra ogni cosa. Ma io a causa della mia avarizia non volli perdere Te, ma volli possedere con Te anche la menzogna. Pertanto ho perduto Te, perché non ti degni di essere posseduto insieme con la menzogna”. Perciò, come aveva già precisato verso la fine della sua vicenda di conversione, Agostino fissa lo sguardo su Gesù Cristo come suo salvatore perché unico mediatore tra Dio e l’uomo. E ne sottolinea la natura di mediatore: in forza della sua incarnazione, Gesù è partecipe della divinità e dell’umanità: “Era necessario che il mediatore tra Dio e gli uomini avesse qualche cosa di simile a Dio e qualche cosa di simile agli uomini”. Anzi, precisa che l’essere mediatore dipende proprio dalla sua umanità: “Verace è il mediatore, Cristo Gesù in quanto uomo. Infatti in quanto è uomo in tanto è mediatore, in quanto poi Verbo non è un medium perché è uguale a Dio ed è Dio presso il Padre e insieme un solo Dio”. Di qui uno splendido squarcio sull’opera mediatrice di Cristo, un capolavoro di teologia soteriologica – che riguarda cioè la salvezza –: “Nei tuoi confronti (o Padre) in nostro favore, (Cristo) è vincitore e vittima e perciò vincitore perché vittima; per noi nei confronti di Te sacerdote e sacrificio e perciò sacerdote perché sacrificio; per Te ci farai da servi figli, nascendo da Te, mettendoti a nostro servizio”. E conclude questa sorta di inno cristologico con il riconoscimento del suo stato di malato, ma con lo sguardo fiducioso elevato al medico: “Molte e gravi sono le nostre infermità, sono molte e gravi, ma più grande è la tua medicina”.
Agostino, sperimentandosi ancora fragile ed esposto al peccato, stava covando in cuor suo di ritirarsi a vita eremitica o monastica. Ma il Signore glielo impedì, facendogli balenare l’idea che chi è stato destinatario della salvezza non può tenersene per sé il beneficio, ma deve mettersi a disposizione perché altri ne siano raggiunti: “Spaventato per i miei peccati e dalla mole della mia miseria stavo ventilando in cuore ed avevo meditato la mia fuga nella solitudine, ma Tu me lo hai proibito... penso al prezzo che è costato il mio riscatto; io lo mangio, lo bevo e lo dispenso agli altri. E poiché sono povero, bramo di saziarmi di Lui, insieme a coloro che se ne nutrono e se ne saziano con me”.

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