Condiscepoli di Agostino
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La santità richiede combattimento e vigilanza

Senza mezzi termini papa Francesco afferma: “La vita cristiana è un combattimento permanente” (Ge 158). E ne spiega le ragioni che rimandano all’avversario dell’uomo: “Si richiedono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo” (ivi). Benché siamo in mezzo alla lotta, il Papa ci incoraggia precisando che “questa lotta è molto bella, perché ci permette di far festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita” (ivi).

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Senza mezzi termini papa Francesco afferma: “La vita cristiana è un combattimento permanente” (Ge 158). E ne spiega le ragioni che rimandano all’avversario dell’uomo: “Si richiedono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo” (ivi). Benché siamo in mezzo alla lotta, il Papa ci incoraggia precisando che “questa lotta è molto bella, perché ci permette di far festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita” (ivi).
Certo, il combattimento è “contro il mondo e la mentalità mondana, che ci inganna, ci intontisce e ci rende mediocri, senza impegno e senza gioia” (Ge 159). Anzi, questo combattimento riguarda la nostra vita interiore considerata come un campo di battaglia contro le forze del male. Basti pensare alle nostre fragilità e alle nostre inclinazioni cattive, come la pigrizia, la lussuria, l’invidia, le gelosie (cfr ivi). In realtà il combattimento è contro la potenza del male, che ha la sua origine in Satana: “È anche una lotta costante contro il diavolo, che è il principe del male. Gesù stesso festeggia le nostre vittorie ... ed esultava: ‘Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore’” (ivi).
A questo punto, molto opportunamente papa Francesco precisa il fatto che il diavolo, o Satana, non è un mito, ma una realtà personale che, nella sua superbia e nel suo essere padre della menzogna, omicida fin da principio, vive per danneggiare l’uomo e trascinarlo dalla sua parte, dalla parte cioè della ribellione a Dio, al quale è intenzionato, da impotente, ad usurpare il potere divino: “Proprio la convinzione che questo potere maligno è in mezzo a noi, è ciò che ci permette di capir perché a volte il male ha tanta forza distruttiva... La sua presenza si trova nella prima pagina delle Scritture che terminano (con l’Apocalisse) con la vittoria di Dio sul demonio” (Ge 160). A questo punto il Papa prende in mano la conclusione della preghiera insegnata da Gesù ai discepoli, quella del “Padre nostro”. E là dove nella attuale traduzione si dice: “liberaci dal male”, giustamente papa Francesco corregge: “L’espressione che lì si utilizza non si riferisce al male in astratto e la sua traduzione più precisa è ‘il Maligno’” (Ivi). Per questo precisa che il termine diavolo “indica un essere personale che ci tormenta. Gesù ci ha insegnato a chiedere ogni giorno questa liberazione perché il suo potere non ci domini” (ivi).
Sulla scia degli insegnamenti del beato Paolo VI, papa Francesco ribadisce che Satana, il diavolo, non appartiene alle invenzioni fantasiose degli uomini, ma è una realtà: “Non pensiamo dunque che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea. Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché ‘come leone ruggente va in giro cercando chi divorare’” (Ge 161).
Come preciserà il Papa nel proseguo del suo intervento, un tale stato di combattimento ci fa fare appello alla grazia quotidiana di Dio ma anche all’impegno nostro quotidiano di essere guardinghi, svegli e prudenti: Satana non scherza, non gioca con noi se non per farci suoi.

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