Condiscepoli di Agostino
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La Chiesa Madre piange i giovani alla deriva

Già nei paragrafi 72 e 73 papa Francesco ha segnalato alcuni gravi pericoli mortali che incombono sui giovani di oggi, a livello mondiale...

Parole chiave: Esortazione (27), Christus Vivit (10), Papa Francesco (112), Giovani (99)

Già nei paragrafi 72 e 73 papa Francesco ha segnalato alcuni gravi pericoli mortali che incombono sui giovani di oggi, a livello mondiale. Guai, precisa, a farci l’abitudine. La Chiesa di fronte ad una moltitudine sconfinata di giovani rovinati e distrutti interiormente, non può non piangere, “perché chi non sa piangere non è madre… Piangiamo quando ricordiamo quei giovani che sono morti a causa della miseria e della violenza e chiediamo alla società di imparare ad essere una madre solidale” (CV 75). Non è giusto “anestetizzare i giovani con altre notizie, con altre distrazioni, con banalità” (ivi). Ma per vedere limpidamente certe realtà di morte, annota il Papa, occorrono occhi purificati dalle lacrime. “La misericordia e la compassione si esprimono anche piangendo” (CV 76). Dopo aver invitato a guardare in faccia i bambini affamati, drogati, abbandonati, abusati e i giovani che non credono più in nessuno, il Papa mette sotto accusa i potenti che allungano una mano per vincolare come prigionieri con l’altra: “L’aiuto economico… è solitamente vincolato all’accettazione di proposte occidentali in materia di sessualità, matrimonio, vita o giustizia sociale. Questa colonizzazione ideologica danneggia in modo particolare i giovani” (CV 78). Sono parole forti. Ma ne aggiunge altre, cariche delle sue immagini: “Vediamo come una certa pubblicità insegna alle persone ad essere sempre insoddisfatte e contribuisce alla cultura dello scarto, in cui i giovani stessi finiscono per diventare un materiale ‘usa e getta’” (ivi). E poi il Papa mette il dito sulla piaga della cultura delle apparenze che travolge il mondo giovanile: “La cultura di oggi presenta un modello di persona strettamente associato all’immagine del giovane. Si sente bello chi appare giovane, chi effettua trattamenti per far scomparire le tracce del tempo… gli adulti vogliono rubare la gioventù per sé stessi” (CV 79). Non poteva mancare un esplicito riferimento al tema della globalizzazione “che a volte li lascia senza punti di riferimento” (CV 80). Davvero complesso è l’orizzonte della globalizzazione dove tra giovani e adulti si vive abitualmente nella reciproca estraneità o da parte degli adulti si “assumono stili giovanilistici, rovesciando il rapporto tra le generazioni” (ivi). Un fatto disastroso che impedisce ogni intervento educativo.
Papa Francesco affronta poi il tema del corpo e della sessualità che “sono essenziali per la loro vita e per la crescita della loro identità” (CV 81). Ma proprio su questi temi focali, con accentuazione nell’oggi, nascono e si sviluppano delle grosse criticità. Il mondo infatti “enfatizza esclusivamente la sessualità” (ivi), indipendentemente dalla vera relazione con il corpo e con l’affettività. Il Papa, con assoluta libertà interiore, riconosce che “la morale sessuale è spesso causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa, in quanto è percepita come uno spazio di giudizio e di condanna” (ivi) e aggiunge la constatazione che “i giovani esprimono un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità” (ivi). Tocca poi il rapporto tra tecnologie biomediche e la percezione del corpo, “inducendo l’idea che sia modificabile senza limite. La capacità di intervenire sul DNA, la possibilità di inserire elementi artificiali nell’organismo (cyborg) e lo sviluppo delle neuroscienze costituiscono una grande risorsa, ma sollevano allo stesso tempo interrogativi antropologici ed etici” (CV 82). Di fronte a queste tematiche con risvolti fortemente problematici, il Papa ricorda a tutti: “La vita è un dono” (ivi). Se è un dono, non va giocata e messa a rischio: “In alcuni contesti giovanili si diffonde il fascino per comportamenti a rischio come strumento per esplorare se stessi, ricercare emozioni forti e ottenere riconoscimento” (ivi).

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