Condiscepoli di Agostino

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Zenti mons. Giuseppe

C’era da aspettarsela che papa Francesco avrebbe dato campo all’importanza della preghiera nell’ambito della santità: “Ricordiamo che la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio” (Ge 147).

Sicuramente la santità è un fatto che riguarda la singola persona. Tuttavia, specialmente al giorno d’oggi, è assai difficile tendere costantemente alla santità personale senza un inserimento ben radicato nella vita della comunità ecclesiale.

È noto a tutti che uno dei verbi più cari a papa Francesco e da lui più frequentemente usati è “uscire”. Come a dire che la Chiesa e in essa il cristiano sono per natura missionari, sospinti dallo Spirito a far conoscere il Vangelo, e in esso Gesù Salvatore e Signore, a tutti...

Papa Francesco, che affascina anche per il suo consueto sorriso, nella sua esortazione apostolica Gaudete et exsultate precisa che il santo non ha “uno spirito inibito, triste, acido, malinconico, o un basso profilo senza energia. Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo” (Ge 122)...

Papa Francesco dedica il quarto capitolo della sua esortazione apostolica sulla santità ad alcune caratteristiche che meritano di essere particolarmente evidenziate nel mondo di oggi. Ne prende in considerazione cinque che denomina “grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo” (Ge 111)...

Per convincerci dell’importanza di rendere a Dio un culto a Lui gradito attraverso il fattivo amore fraterno, papa Francesco si appella alle testimonianze, una più teologica e l’altra più esistenziale, di due santi ben conosciuti: san Tommaso d’Aquino e santa Teresa di Calcutta...

Già le Beatitudini sono un tracciato sicuro per una autentica santità di vita. L’esortazione Gaudete et exsultate di papa Francesco segnala anche l’intensità di una santità considerata come unione personale a Cristo. In altre parole: chi è più santo? È colui che più è unito a Cristo; che lascia più spazio a Cristo; che lo ama in “coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi” (Ge 96).

Chiunque sia intenzionato a diventare santo ha a sua disposizione una mappa impeccabile, come precisa papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate: “Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cos’è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini. Esse sono come la carta d’identità del cristiano [...] è necessario fare, ognuno a modo suo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini” (GE 63). Tenendo presente che la parola “felice”, “beato” è sinonimo di “santo” (cfr GE 64). Le Beatitudini non sono espressioni poetiche e non segnalano scorciatoie facili; impegnano fino al sacrificio (cfr GE 65)...

Sulla necessità della grazia di Dio per la realizzazione della persona umana la fede della Chiesa è inequivocabile, fin dalle sue origini. Il patrimonio della fede cristiana afferma che “anche la nostra esistenza terrena e le nostre capacità naturali sono un dono” (GE 55), compresa la nostra libertà (cfr ivi).

Da sempre, cioè fin dalle sue origini con Adamo ed Eva, l’uomo, lasciando briglia sciolta alla sua libertà, ha voluto dimenticare Dio, considerandolo insignificante agli effetti del senso del suo esistere. In tal modo, si è affidato alla sua ragione, dimenticando che la stessa ragione è dono di Dio...