Libertà va cercando Catone
Dante prende coscienza di aver bisogno di ispirazione divina per narrare la via della purificazione, che consente poi di accedere al Paradiso...

Dante prende coscienza di aver bisogno di ispirazione divina per narrare la via della purificazione, che consente poi di accedere al Paradiso. Nella nuova situazione in cui si viene a trovare, scorge quattro stelle che caratterizzano il mondo australe, simboli delle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, alquanto assenti nel mondo boreale, cioè nel nostro.
Sulla fascia costiera, in compagnia di Virgilio, si incontra con il custode del Purgatorio, Marco Porcio Catone, di Utica, ferreo assertore delle libertà politiche repubblicane, contro Silla, Catilina e Giulio Cesare, suicidatosi per non cadere nelle loro mani. L’immagine è quella di un vecchio canuto, cui si deve riverenza filiale. Interviene Virgilio in favore di Dante. E spiega a Catone il senso del suo viaggio nell’oltretomba: Dante stava per morire spiritualmente; ma dal cielo è giunto un soccorso, quello di Beatrice, che ha incaricato appunto Virgilio di salvare Dante. Dopo aver mostrato a Dante le condizioni disumane dell’Inferno, ora spetta a lui, Virgilio, condurlo sulla salita della purificazione. E ricorda a Catone che anche Dante è un ricercatore di quella libertà interiore che ha condotto lui al suicidio, pur di non sottomettersi alla tirannia dei dittatori. Per Dante la dittatura corrisponde a quella del sistema del peccato, da cui il poeta cristiano è intenzionato a prendere le distanze e a rimuovere da sé stesso: “libertà va cercando, ch’è sì cara, / come sa chi per lei vita rifiuta”. Che cosa suggerisce l’incontro di Dante con Catone in questo Anno giubilare?
Il tema della libertà ha sempre affascinato l’umanità intera. Ognuno però ne ha dato una definizione propria. Persino i dittatori si sentono i protettori della libertà dei sudditi. Molto diffusa è la percezione della libertà come facoltà di pensare e agire a modo proprio, seguendo il proprio istinto, oppure di pensare e agire a modo del branco, di cui si è costretti ad assumere idee e costumi. Dante ne dà una personale interpretazione: la vera libertà consiste nello scioglimento dai condizionamenti che rendono l’uomo meno uomo. Possono essere condizionamenti di carattere politico, economico, culturale, sociale. Dante, però, insiste sui condizionamenti interiori, sostanzialmente espressi dai vizi capitali, come la superbia, l’avarizia, la lussuria, l’ira, la gola, l’invidia, l’accidia. È proprio questo l’obiettivo dell’Anno giubilare.
† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona
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