Il Fatto di Bruno Fasani
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Partiti che galoppano e partiti che annaspano

Il trotto con cui i partiti di governo e la Lega in particolare hanno raggiunto il potere sembra essersi trasformato in un galoppo a briglie sciolte. Gli ultimi risultati di quanto è avvenuto in Trentino Alto Adige sono quanto mai eloquenti...

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Il trotto con cui i partiti di governo e la Lega in particolare hanno raggiunto il potere sembra essersi trasformato in un galoppo a briglie sciolte. Gli ultimi risultati di quanto è avvenuto in Trentino Alto Adige sono quanto mai eloquenti.
Succede anche in politica, come nella vita, che chi perde si consoli attaccando. Più spesso sparlando. Nel frullatore dei lamenti si sente parlare di fascismo strisciante, di salvinismo, nazionalismo...
Oddio, che qualche preoccupazione venga avanti è palese. Quello cui stiamo assistendo nello scenario nazionale non è che lasci tanto sereni. Se non è venerdì santo, siamo comunque in settimana di passione. Le prospettive di rinascita sociale ed economica ci vengono date per certe, ma a sentire gli esperti, ci vuole un grande atto di fede, che è come buttarsi dal ponte sperando che sotto ci sia l’acqua.
Ma non è di questo che voglio parlare. Piuttosto vorrei fermarmi un momento sui numeri del Partito Democratico, il quale, non me ne vogliano i suoi iscritti, sembra emulare i destini dei nostri ghiacciai. Perché questo? Se n’è scritto talmente tanto che aggiungere parole sembra minestra riscaldata. Sia come sia, provo a dirvi come la penso io.
Tra le cause che hanno portato a questo punto ne scelgo due. Una è certamente più vicina a noi ed è legata a Matteo Renzi. Che il giovanotto sia carismatico non ci piove. Che sia un po’ guascone, vuoi per l’anagrafe, vuoi per la presunzione, pure non ci piove. Eppure il giovane Renzi aveva suscitato nel Paese un’ondata di aspettative e di speranza come da tempo non si vedeva. Avrà anche combinato i suoi errori, ma ad affossare lui con il Pd non sono state le opposizioni, ma i pretoriani di casa sua. Se oggi il partito è ai minimi storici deve ringraziare i D’Alema, i Grasso, gli Epifani e tutta la corte degli esclusi dalla scena, che confondevano il partito con i loro personali interessi. Muoia Sansone e tutti i Filistei torna di singolare attualità nel destino del Pd, magari solo sostituendo Sansone con un meno biblico Baffino.
Una seconda causa ci porta invece più indietro nel tempo, a coprire gli ultimi decenni, quelli che hanno visto la grande rivoluzione in ambito bioetico. I problemi concreti non è che mancassero sulla scena, da quelli economici a tanti altri. Ma l’impressione è che la Sinistra fosse impegnata altrove, sulle frontiere di quel presunto progresso che si batteva per conquiste più da intellettuali che da popolo che conosce la concretezza del vivere. Gay, aborto, gender, genitore 1 e genitore 2, eutanasia, testamento biologico, uteri in affitto... Conquiste? Lo dirà il futuro. Di sicuro la gente, scardinata nel suo sentire morale, ha finito per chiedersi: ma chissenefrega di tutto ciò? Chissenefrega di queste cose se manca il lavoro, se non si è più sicuri dentro le proprie case, se gli immigrati non vengono integrati nel dovuto modo, se non c’è più certezza della pena, se la famiglia è abbandonata, le nuove generazioni allo sbando?
Questi sono i problemi veri sui quali il Pd avrebbe dovuto progettare il servizio al Paese e le sue fortune. Tutto il resto è cornice.

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