Il Fatto di Bruno Fasani
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Non servono le pillole per gestire i problemi

Mary Poppins, con tempismo profetico, a suo tempo cantava: Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, la pillola va giù... A dire il vero, il suo era un invito a mettere un po’ di ottimismo nell’affrontare le amarezze della vita, ma era anche il via di una cultura incombente, quella in cui siamo finiti, che ha fatto della pillola la soluzione per ogni male. Male fisico, ma anche morale, psicologico...

Parole chiave: Mons. Bruno Fasani (19), Il Fatto (417), Sanità (23)

Mary Poppins, con tempismo profetico, a suo tempo cantava: Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, la pillola va giù... A dire il vero, il suo era un invito a mettere un po’ di ottimismo nell’affrontare le amarezze della vita, ma era anche il via di una cultura incombente, quella in cui siamo finiti, che ha fatto della pillola la soluzione per ogni male. Male fisico, ma anche morale, psicologico... Soffri di ansia, depressione, obesità, problemi sessuali, gelosia, conflitti emozionali...? Niente paura, per ogni problema c’è una pasticca, bianca, verde, blu, gialla... Pronta lì, a portata di mano, come un angelo accompagnatore per le inquietudini della vita.
Non sto qui a parlare ovviamente delle pillole prescritte per oggettivi problemi di salute. Mi riferisco piuttosto a quell’andazzo che vede nel prodotto chimico la risposta alle difficoltà che si incontrano. Il pillolismo, inteso come filosofia per arginare le fatiche del vivere.
L’inganno sta nel fatto che le pillole influiscono momentaneamente sugli effetti, senza andare a guarire le cause del disagio. Come passare lo strofinaccio sul pavimento bagnato senza chiudere il rubinetto che vi gocciola sopra.
Nei giorni scorsi una ricerca statistica, avvalorata dai commenti di illustri medici, ci informa che tra i giovani, a partire dai diciotto anni sta crescendo in maniera esponenziale il consumo di Viagra. Quello che un tempo era considerato un supportino per chi aveva una certa anagrafe, ora sta diventando sempre più l’integratore di una giovinezza che un tempo credevamo autosufficiente senza le protesi della chimica. E invece no. Si parla di un 6% che ne farebbe uso costante. E molti di questi giovani lo assumono insieme a sostanze alcoliche o altre droghe, per aumentarne gli effetti momentanei.
È interessante chiederci il perché di questo fenomeno, destinato a crescere sempre più nell’immediato futuro, quando la commercializzazione del farmaco uscirà dal regime di monopolio, diminuendo notevolmente il suo costo. Qualcuno ha voluto dare la colpa ancora una volta alla donna – e te pareva? – divenuta, stando secondo questa lettura, sempre più esigente e competitiva. Nessuno che si domandi se i maschi non siano diventati per caso sempre meno all’altezza del loro ruolo e della loro identità psichica, e non solo tra le lenzuola.
Sia come sia, penso che la risposta al perché del problema vada ricercata nella crescente sindrome da ansia che attanaglia le nuove generazione. Ragazzi cresciuti dentro famiglie sempre più fragili nel dare norme per la vita e sempre più affettivamente protettive, per prevenire ogni possibile fatica.
C’è un film della Walt Disney, che circola nelle sale in questi giorni: Inside Out. Vi riporto un breve commento di Antonio Politio “Andate a vederlo con la scusa di portarci i bambini, ne uscirete migliori. Fate però attenzione a un dettaglio. Come è ormai arcinoto, il film è una rappresentazione fantastica, ma scientificamente fondata, di ciò che passa nella mente di una pre-adolescente di undici anni, il tumulto e il conflitto tra i sentimenti, l’incontrarsi e scontrarsi delle emozioni, rabbia paura disgusto tristezza gioia. Ciò che però manca, del tutto, è la ragione. La guerra degli istinti è l’unica cosa che accade nel cervello di Riley. I suoi comportamenti sono determinati in una cabina di regia nella quale non siede nessun regista”.
È in quelle poche parole “rappresentazione scientificamente fondata di una mente senza ragione” che si nasconde il virus di una società che ha bisogno di pillole per vincere l’ansia del vivere. Un incrocio stradale senza vigili o un campo di calcio senza arbitro non possono che produrre ansia e incidenti di campo. Un cerotto può essere un rimedio momentaneo. Ma è dentro la testa che bisogna rimettere ordine.

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