Il Fatto di Bruno Fasani
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Mentre l’economia sprofonda c’è chi pensa ai profilattici

Non so chi abbia detto che l’incoscienza assomiglia pericolosamente alla felicità. Se non proprio alla felicità, quanto meno ad una ingenua euforia, che talvolta sembra indifferente ai richiami della ragione. Viviamo giorni di grande preoccupazione.

Parole chiave: Il Fatto (415), Mons. Bruno Fasani (19), Opinione (7)

Non so chi abbia detto che l’incoscienza assomiglia pericolosamente alla felicità. Se non proprio alla felicità, quanto meno ad una ingenua euforia, che talvolta sembra indifferente ai richiami della ragione. Viviamo giorni di grande preoccupazione. Gli esperti dicono che il Paese è economicamente sull’orlo del precipizio. Lo dicono in Europa, ma lo dicono anche tutti gli osservatori internazionali, che di mercati e finanza se ne intendono, eccome.
E noi tutti lì a fare la grande cavalcata in groppa ai sogni di un’Italia libera dall’Europa, di un’Europa dove comanda chi non vuole l’Europa, mentre, sornioni, Russia e Stati Uniti alimentano la speranza di vederci implodere per togliersi dai piedi un ingombrante competitore. Proclami muscolari per solleticare la pancia di un elettorato plaudente che non sembra percepire il rischio che stiamo correndo. E così, silenziosa come il germogliare del seme, cresce la cultura dello stare bene da soli, ovvero la logica dei nazionalismi.
È passato solo un secolo da quando questa stessa cultura portò a una guerra che lasciò sul campo sedici milioni di morti. Si sorride quando si racconta questo dettaglio. In fondo nulla è oggi più improbabile di una guerra tra gli Stati europei. Ed è vero. Solo che oggi le guerre non si fanno più con i cannoni. Si fanno con i mercati. E quando questi finiranno per mettere in ginocchio il Paese, allora scopriremo che gli otto milioni di italiani poveri saranno inevitabilmente destinati a moltiplicarsi. Magari non creperanno sotto i colpi di cannone, ma semplicemente di fame.
Non occorre essere economisti per capire che uno spread a trecento e passa vuol dire convogliare sempre più soldi per pagare gli interessi dei prestiti che lo Stato chiede ai cittadini, svuotando le casse, fino a rendere difficile garantire il minimo dei servizi alla gente e alla realizzazione e conservazione delle infrastrutture.
Sarà anche per mitigare l’effetto di questi orizzonti assai inquietanti che, ogni tanto, i nostri implumi parlamentari 5Stelle, come funambolici acrobati del circo, tirano fuori dal cilindro una qualche distrazione. O forse une blague, come dicono i francesi, ossia una burla. L’ultima è dei giorni scorsi e riguarda la proposta di un emendamento alla manovra per introdurre il profilattico di Stato. Gratuito. Sicuro. Da distribuire ai profughi, ai giovani sotto i ventisei anni e alle donne che hanno abortito nei precedenti dodici mesi.
L’argomento è serio. Anzi sarebbe serio, in un momento in cui si ha un incremento impressionante delle malattie sessuali, pari all’ignoranza delle vittime che ne rimangono colpite. Così come per l’infezione Hiv. Forse era il caso di procedere con analisi più approfondite dei fenomeni, anche solo per conoscere di che morte economica dobbiamo morire. Magari cominciando dai profughi, confinati nei Cpr per sei mesi in attesa di rimpatrio, incuriositi di sapere quale uso e priorità possano avere i profilattici nella loro condizione.

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