Il Fatto di Bruno Fasani
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La strana democrazia del Movimento 5 Stelle

Detto con tanto (non tutto) rispetto, quello che abbiamo visto con la votazione dei grillini pro o contro il rinvio a giudizio di Salvini, per il caso del mancato sbarco dei profughi dalla nave Diciotti, è forse il punto più basso che ci sia venuto dal M5S...

Parole chiave: Il fatto (417), Bruno Fasani (325), Democrazia (4), Movimento 5 Stelle (3)

Detto con tanto (non tutto) rispetto, quello che abbiamo visto con la votazione dei grillini pro o contro il rinvio a giudizio di Salvini, per il caso del mancato sbarco dei profughi dalla nave Diciotti, è forse il punto più basso che ci sia venuto dal M5S.
Da un punto di vista morale prima di tutto. Max Weber, filosofo della comunicazione, diceva che ci sono due tipi di etica. C’è quella dei princìpi, assolutamente libera dalla politica. Uno enuncia il suo pensiero, che può essere buono od opinabile. Dopodiché se ne può discutere in sé, senza che questo necessariamente produca effetti sulla vita della gente. Ma c’è un secondo tipo di etica, sempre secondo Weber, molto più importante ed è quella della responsabilità. E questa riguarda anche i partiti e la politica in generale. Si tratta cioè di assumersi gli impegni per cui i cittadini ti hanno dato un mandato a rappresentarli (così funzionano le vere democrazie) e prendere le iniziative per cui sei pagato profumatamente, sapendo che le scelte che fai saranno determinanti per la qualità della vita della gente.
L’impressione, purtroppo, è che nel M5S, la paura di perdere consenso abbia finito per favorire la strategia da coitus interruptus, dove il principio del piacere viene prontamente smorzato per paura delle conseguenze. Tav sì Tav no, gasdotto sì gasdotto no, reddito di cittadinanza sì ma forse no, Salvini sì Salvini no... Una tela di Penelope, in attesa del ritorno di Ulisse, ossia delle elezioni europee e nella speranza di restare al governo il più a lungo possibile. Viene in mente il buon Andreotti, il quale, alla richiesta se un governo fosse sul punto di cadere, rispondeva lapidario: cadrà, cadrà...  È solo questione di anni, aggiungeva beffardo. Sapeva bene infatti quanta colla e quanti bulloni ci sono sotto il sedere degli uomini di governo.
E allora perché andare tutti a casa, devono aver pensato i grillini, mandando a processo la gamba più robusta del governo (Salvini) e seppellendo così, con Sansone tutti i Filistei? E allora ecco il coniglio dal cilindro: facciamo votare la base! Democrazia allo stato puro, si dirà. Eh no, amici. Questa è la logica di Pilato, quella del lavarsene le mani, fingendo di ascoltare il popolo. E la prova è che una base striminzita, poco più di 50 mila votanti su 60 milioni di italiani, spaccata al proprio interno, ha salvato la faccia e la carriera a Di Maio e compagni.
Grillo, il comico che non fa molto ridere, ma che non è stupido, ha detto che lui di Di Maio sa tutto, ma proprio tutto. E sarebbe anche l’unico in condizione di metterlo in gravissima difficoltà. Premesso che la curiosità ci porterebbe a sapere qualcosa di questo tutto, è chiaro che questa uscita sui giornali nazionali, e non in un circolo privato, oltre ad una sconfessione bella e buona, assomiglia a un neppure tanto sottile ricatto: attento Gigino, perché il fucile è puntato.
E poi, volendo fare le pulci alla sbandierata democrazia dei proclami, chi ci garantisce sul controllo dei voti on line che arrivano alla premiata ditta Casaleggio, da cui discendono le scelte dei pentastellati? C’è, c’è il controllo, ci fanno sapere, anche se per crederci ci vuole un atto di fede metafisico. L’impressione è che siamo solo agli inizi, ma forse, come nella statua di Nabucodonosor, lo splendore del viso e la forza del petto cominciano a vacillare su piedi che sono solo di argilla.

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