Il Fatto di Bruno Fasani
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Importante denunciare ma non per scandalismo

Alcuni giorni fa mandavo quattro righe a un amico di lunga data, Maurizio Belpietro, neo-direttore di Panorama. Gli facevo gli auguri per il nuovo incarico e, vedendo che apriva con un servizio sui preti pedofili, lo invitavo amabilmente a non accanirsi su questo tema...

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Alcuni giorni fa mandavo quattro righe a un amico di lunga data, Maurizio Belpietro, neo-direttore di Panorama. Gli facevo gli auguri per il nuovo incarico e, vedendo che apriva con un servizio sui preti pedofili, lo invitavo amabilmente a non accanirsi su questo tema, soprattutto pensando ai tantissimi preti onesti, che meriterebbero di uscire dal cono d’ombra, per raccontare una Chiesa viva ed operosa, e per evitare inutili generalizzazioni, che sono sempre una forma di sottile razzismo.
In risposta al messaggio augurale, questa settimana il neo-direttore propone in prima pagina una riflessione in risposta alla mia provocazione. E lo fa da uomo di specchiata onestà intellettuale qual è, il quale ha sì le proprie idee condivisibili o meno, ma ha sempre il coraggio di metterci la faccia. E questa volta lo fa ricordando i suoi trascorsi da chierichetto, le sue giornate passate all’oratorio, evocando con ammirata memoria i preti incontrati sul proprio cammino. Figure di specchiata trasparenza, che non hanno mai procurato alcuna molestia di alcun tipo, ma lasciando invece una positiva impronta di gioiosa disponibilità a servizio del prossimo.
Personalmente voglio solo augurarmi che il direttore di Panorama non abbia interpretato il mio suggerimento come un invito a censurare le notizie. Nulla come il nascondere i fenomeni legati alla pedofilia si è rivelato tanto devastante per la Chiesa. Forse in passato si riteneva che questa piaga andasse considerata alla stregua di un peccato, da risolvere nell’ambito del confessionale, trascurando l’aspetto del reato, che oggi giustamente viene sancito nelle aule dei tribunali. Reato gravissimo che devasta la psiche e la coscienza di giovani creature, destinate a portarsi il peso di queste vicende per tutta la vita.
Su questi orrendi misfatti bisogna avere il coraggio di parlare, ma non solo sui mezzi di informazione cosiddetti laici, ma prima di tutto su quelli cattolici, evitando che il silenzio sia interpretato come un tentativo complice di insabbiare.
Ciò detto, sarebbe interessante che oggi i media indagassero non soltanto sulla sessualità dei preti, ma tornassero a provocarli anche su altre frontiere. A cominciare dall’annuncio del Vangelo, spesso ripetuto per luoghi comuni teologici, senza farlo arrivare al vissuto della gente. Un cristianesimo, a volte, tenuto in vita sui pilastri di un sacramentalismo diffuso, che ha prodotto tanti praticanti non credenti, e un moralismo ridotto a una rete da pesca dove i pesci più piccoli (cioè i più fragili moralmente) sono considerati elementi di scarto da lasciare al loro destino. Con il bel risultato che ci ritroviamo con tanti sedicenti cristiani che vivono come se Dio non esistesse, salvo professare di essere credenti, ma precisando di non essere santi, giusto per avere il lasciapassare per concedersi tutto e di più.
È su questa frontiera che i preti sono chiamati a cercare di ridare vigore a una comunità cristiana che oggi appare sfiduciata e per tanti aspetti rinunciataria. Ed è su questa frontiera che mi piacerebbe che l’informazione tornasse a provocare la Chiesa, evitando gli estremi dell’indifferenza, dell’anticlericalismo e dello scandalismo fine a se stesso.

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