Il Fatto di Bruno Fasani
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Il bel volto di un nuovo Pastore il saluto di un amico a un Pastore buono

Verona ha il suo nuovo vescovo, Domenico Pompili. Atteso, tanto. Preceduto dalla stima della gente che lo ha incontrato finora...

Il bel volto di un nuovo Pastore il saluto di un amico a un Pastore buono

Verona ha il suo nuovo vescovo, Domenico Pompili. Atteso, tanto. Preceduto dalla stima della gente che lo ha incontrato finora. Dalle lacrime di chi ha dovuto separarsi da lui. Ma anche dalle sue, quando ha dovuto dire alla Chiesa di Rieti che doveva lasciarla. “Anche i vescovi hanno un cuore”. È stato uno dei post che ha girato maggiormente sul digitale. I veronesi, che magari si affezionano cinque minuti dopo che è suonata la sveglia, lo hanno annusato e hanno sentito un profumo buono. Se anche il Papa ha un debole per lui, ci sarà una ragione! Che sia bravo lo ha dimostrato sul campo di lavoro. Il mondo è piccolo e quello ecclesiastico spesso anche pettegolo. Le notizie girano ed è sempre meglio farsi trovare a posto. E lui proprio di trucco non ha bisogno.
Il Signore, in vena di generosità, 59 anni fa gli ha consegnato anche un volto che sa di buono. Ho parlato di volto e non di faccia. Questa serve al botulino, il volto a comunicare l’animo e anche l’anima. Chissà quando mai, da cristiani, impareremo a guardare il volto della gente, anziché la faccia. Mi fermo mentre sto scrivendo, perché non vorrei che qualcuno prendesse queste righe come un tentativo di lisciare i fianchi, per fare la scalata ai posti di potere, dentro quello spoil system che avviene ad ogni cambio di vertice.
Tranquilli. Primo, perché l’anagrafe mi ha da tempo messo al sicuro da queste tentazioni. Secondo perché vorrei davvero credere che nessuno pensi più ai posti di comando, come spazi di privilegio. Il mondo dei media, come primo approccio, ha voluto indagare il nuovo Vescovo. Ma lei è di destra o di sinistra? Strana abitudine, rivelatrice di una logica strumentale, quando uno cerca di sondare se può servirsene o se deve prenderne le distanze. E lui, da scafato comunicatore, ha risposto che il bene, come la verità, sono sinfonici. Suonano con strumenti diversi, ma l’importante è aiutarli a suonare insieme, evitando le stecche, in nome della fratellanza.    
Per un vescovo che viene, uno che lascia. Il vescovo Giuseppe. Un uomo buono, incapace di rancore, trasparente, generoso e profondamente innamorato di Dio. Anche qui nessuno alzi il dito per chiedermi ragione di quello che scrivo. Sono uno dei pochi che ha avuto la spudoratezza, per alcuni il coraggio, di dissentire da qualche sua scelta. Ne abbiamo sofferto reciprocamente e reciprocamente abbiamo pregato l’uno per l’altro. La stima e l’affetto non sono mai venuti meno, come capita tra fratelli, quando il cuore non è prigioniero dell’egoismo. La nostra consuetudine alla stima viene da lontano quando, ancora direttore di Verona fedele, lo volli nel consiglio di amministrazione, perché portasse la sua intelligenza e amabilità.
Anche lui ha avuto le sue fragilità. Se dovessi dare una precedenza, direi che talvolta sbagliava i tempi, lasciandosi guidare più dal cuore che da un pizzico di malizia, dando agio a chi, dentro e fuori la Chiesa, aveva interesse a farlo apparire inadeguato. Perché è più facile nascondere le proprie magagne, scaricando sugli altri, che accettare la verità e decidere di convertirsi. È uscito di scena, senza alcuna scoria nell’animo. Perché era il suo animo ad essere riconciliato. Lo si sentiva quando parlava di Agostino e del suo prezioso insegnamento, che masticava a colazione, pranzo e cena. Credo che qualche volta, pregando, gli abbia anche chiacchierato assieme. Con il mondo dei media, a volte, mi è sembrato di un candore disarmato. Il fatto è che lui non aveva due verità, una vera e l’altra ad uso dei giornalisti, convinto che bastasse l’onestà per sintonizzarsi e capirsi. Ingenuità, che talvolta ha pagato. La sua non è stata una bontà di facciata, ma una bontà vera. Ci ha portati tutti e sempre nel cuore, come fanno i pastori buoni. È il linguaggio di Dio, che si serve sempre di loro, per guidarci tra le fatiche. 

Foto: Francesco Grigolini

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