Il Fatto di Bruno Fasani
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Considerazioni sparse sul convegno in arrivo

Che al mondo ci sia qualcuno che si interessa della famiglia e si dia da fare per darle una mano mi sembra la cosa più ragionevole e opportuna che si possa immaginare. Sempre che la famiglia sia il motore che lo fa funzionare questo mondo. E fintanto che i figli non impareremo ad averli col gratta e vinci, sarà bene che di famiglia si parli...

Parole chiave: Congresso Internazionale della Famiglia (1), Il Fatto (417), Bruno Fasani (325), Verona (223)

Che al mondo ci sia qualcuno che si interessa della famiglia e si dia da fare per darle una mano mi sembra la cosa più ragionevole e opportuna che si possa immaginare. Sempre che la famiglia sia il motore che lo fa funzionare questo mondo. E fintanto che i figli non impareremo ad averli col gratta e vinci, sarà bene che di famiglia si parli. Eccome. L’Europa perde ogni anno circa tre milioni di lavoratori (l’Italia più di duecentomila) e non c’è nessuno che li sostituisca. Semplicemente perché, chi dovrebbe sostituirli, non è mai nato. Che poi se il ricambio non arriva da qualche gommone, bisognerà pur decidere come fare. Ma questo è un altro discorso.
Che la Bonino scriva sul Corriere della Sera che la famiglia non è un bene naturale, ma culturale, esce dalle mie categorie razionali. E non perché un giorno qualcuno mi ha versato dell’acqua dicendomi: io ti battezzo. Semplicemente perché girando il mondo ho sempre visto uomini che si univano alle donne. E questo senza manuali di istruzione. Insieme lasciavano le loro case, per metterne in piedi delle altre, dalle quali dopo un po’ correvano fuori festanti marmocchi. Certamente in natura si trovano tante cose e guai alle dittature delle maggioranze, per cui la verità è quella dei più. Per anni abbiamo definito l’omosessualità, che poi sono gli omosessuali in carne e ossa, contro natura. Qualcuno mi deve spiegare come faceva un cristiano ad andare a letto sereno, mentre giudicava dei fratelli e delle sorelle sbagli del Creatore, trattandoli con la stessa stima che aveva una SS verso gli ebrei.
Che di un convegno sulla famiglia, di portata mondiale, se ne sia appropriata una parte politica, mi sembra una strumentalizzazione vergognosa. A me risulta che sul valore di questa realtà convergano politici di tutte le forze parlamentari, comprese quelle che guidano a sinistra. Anche D’Alema mandava i suoi figli alle scuole dei preti. E questo perché voleva loro bene e sapeva che dalla “tetta” cattolica si potevano mungere cose buone per la famiglia. Appropriarsi di una tema così importante, sperando di farne bottino elettorale, mette in discussione la buona fede dei promotori. Quanto meno sul fatto del loro amore effettivo per la famiglia. E questo a prescindere dal loro predicare bene confrontato con il loro diffuso razzolare male.
Che parlare di un bene così grande, diventi occasione per gli sponsorizzatori di attaccare a muso duro tutto quello che non rientra nei loro schemi culturali, vomitando violenza su chi non la pensa in un certo modo, mi sembra la scenografia di un copione già visto il Venerdì Santo mattina in versione originale. Ossia la difesa di una presunta verità, che diventa più importante della creatura. Quando dalla bocca di un sedicente cristiano esce veleno, forse è il caso di cambiare biberon.
Che il vescovo della città ospitante vada a portare il saluto ai convegnisti, mi sembra una questione di educazione, prima ancora che una “benedizione” acritica, sempre che non vogliamo arruolarlo facendone un burattino a nostro uso e consumo, contro l’altra parte.
Che poi di un convegno si butti via tutto, prima di sapere cosa dirà, è roba da peggior Medioevo. Il che non è patrimonio di un colore politico, ma della stupidità umana in generale.

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