Il Calciastorie
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La vita dura del calciatore dilettante

Non so che fine abbia fatto Marco, non so dove cercarlo. Quando l’ho conosciuto, faceva il calciatore. Anzi, lavorava nell’editoria. Anzi, entrambe le cose...

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La vita dura del calciatore dilettante

Non so che fine abbia fatto Marco, non so dove cercarlo. Quando l’ho conosciuto, faceva il calciatore. Anzi, lavorava nell’editoria. Anzi, entrambe le cose. La partita della sua vita professionale si giocava su due campi diversi: quello di un contratto a progetto e quello del rimborso spese per l’attività sportiva. Era bravo su entrambi i fronti ma senza troppe prospettive, e non solo perché era il 2008 e i primi segni della crisi stavano arrivando. Giocava in Prima Categoria: il terzo torneo dilettantistico (dopo Eccellenza e Promozione) e l’ottavo – all’epoca – in assoluto. Ma in un Paese che vive di pane e calcio, persino a livelli così bassi qualcosa si può prendere. Nel suo caso, appunto, circa 500 euro, un po’ più o un po’ meno a seconda dei bonus per vittorie e pareggi. Lui, difensore centrale, un paio di volte me lo diceva: «Ho 34 anni, non potrò andare avanti molto». Adesso che i 34 anni li ho io, capisco. Allenarsi ogni giorno e incastrare il lavoro per portare a casa due mezzi stipendi non era facilissimo: neppure quando vieni pagato (poco) per giocare a pallone. Essendo poi un rimborso spese, al primo infortunio quei 500 euro crollavano a zero, perché appunto non c’era nulla da rimborsare. Cinque anni fa un giornale lombardo tentò di ricostruire, in una inchiesta che meriterebbe di essere aggiornata, i costi dei giocatori dilettanti. Qualche esempio? Un calciatore di medio livello prende in Serie D 1.500 euro, la metà in Eccellenza, 400 euro in Promozione, 250 euro in Prima Categoria (scopro così che Marco era pagato come un “Top Player”, almeno per il suo campionato). La ditta per la quale il mio amico lavorava, e dalla quale prendeva gli altri 500 euro, nel frattempo è fallita, con il presidente peraltro accusato di truffa aggravata (avrebbe dirottato dei contributi pubblici verso altre sue società). Pochi mesi prima, però, Marco ha trovato lavoro altrove. Chissà quanti, come lui, lottano ogni domenica su ogni pallone, cercando di guadagnarsi le attenzioni di club di fascia più alta, che possano dare ottocento o mille o milleduecento euro al mese. Almeno per qualche anno, poi si vedrà. Ma non sempre ci sono alternative più concrete.

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