Condiscepoli di Agostino
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La santificazione è un cammino comunitario

Sicuramente la santità è un fatto che riguarda la singola persona. Tuttavia, specialmente al giorno d’oggi, è assai difficile tendere costantemente alla santità personale senza un inserimento ben radicato nella vita della comunità ecclesiale.

Parole chiave: Gaudete et exsultate (17), Giuseppe Zenti (10), Vescovo di Verona (244)

Sicuramente la santità è un fatto che riguarda la singola persona. Tuttavia, specialmente al giorno d’oggi, è assai difficile tendere costantemente alla santità personale senza un inserimento ben radicato nella vita della comunità ecclesiale. Ne è fortemente convinto papa Francesco, il quale non esita ad affermare: “È molto difficile lottare contro la propria concupiscenza e contro le insidie e tentazioni del demonio e del mondo egoista se siamo isolati” (Ge 140). E prosegue: “La santificazione è un cammino comunitario” (Ge 141). Interessante la citazione che il Papa fa di un celebre detto di san Giovanni della Croce, fondatore con santa Teresa d’Avila dell’ordine carmelitano, a proposito dell’importanza di una vita comunitaria, specialmente come esercizio quotidiano di santità: “San Giovanni della Croce diceva ad un suo discepolo: stai vivendo con altri ‘perché ti lavorino e ti esercitino nella virtù’” (ivi). Esemplificando poi sulle figure di san Benedetto e della sorella santa Scolastica, e su quelle di sant’Agostino e di sua madre santa Monica, ribadisce l’importanza di sapersi confidare le esperienze dello Spirito, compiute nella celebrazione eucaristica e nell’ascolto della Parola: “La comunità è chiamata a creare quello ‘spazio teologale in cui si può sperimentare la mistica presenza del Signore risorto’. Condividere la Parola e celebrare insieme l’Eucaristia ci rende più fratelli e ci trasforma via via in comunità santa e missionaria” (Ge 142).
Il Papa poi cala nel vivere quotidiano la pratica della vita comunitaria, a prova di ferialità, indicando opportunamente l’esempio di vita comunitaria condotta nella famiglia di Nazareth e in quella vissuta con i discepoli, proiettandole addirittura sull’orizzonte della vita comunitaria comunionale trinitaria: “La vita comunitaria in famiglia, in parrocchia, nella comunità religiosa o in qualunque altra, è fatta di tanti piccoli dettagli quotidiani. Questo capitava nella comunità santa che formarono Gesù, Maria e Giuseppe, dove si è rispecchiata in modo paradigmatico la bellezza della comunione trinitaria. Ed ciò che succedeva nella vita comunitaria che Gesù condusse con i suoi discepoli e con la gente semplice del popolo” (Ge 143).
E nella vita di comunità contano molto i piccoli particolari: manca il vino alle nozze di Cana; manca una pecora del gregge; bastano pochi pani e pochi pesci (cfr Ge 144). I piccoli particolari sono il segno di un amore autentico, come il dirsi permesso, grazie, scusa. Il tutto trova il suo punto di convergenza nel prendersi cura gli uni degli altri. E così i piccoli particolari, espressione del vero amore, diventano “luogo della presenza del Risorto che va santificando secondo il progetto del Padre” (Ge 145). Va da sé che papa Francesco, proprio nell’accentuare il valore dei particolari nella vita comunitaria non poteva non ritagliare qualche stralcio di autobiografia di santa Teresa di Gesù Bambino, emblema del valore delle piccole cose. Un testo da idillio: “Una sera d’inverno compivo come il solito il mio piccolo servizio ... ad un tratto udii in lontananza il suono armonioso di uno strumento musicale: allora mi immaginai un salone ben illuminato tutto splendente di ori, ragazze elegantemente vestite che si facevano a vicenda complimenti e convenevoli mondani; poi il mio sguardo cadde sulla povera malata che sostenevo; invece di una melodia udivo ogni tanto i suoi gemiti lamentosi... Non posso esprimere ciò che accadde nella mia anima, quello che so è che il Signore la illuminò con i raggi della verità che superano talmente lo splendore tenebroso delle feste della terra, che non potevo credere alla mia felicità” (ivi).
Del resto Gesù stesso aveva chiesto al Padre il dono del vivere insieme, in comunione fraterna, come segno della sua presenza e dell’agire dello Spirito di santificazione (cfr Ge 146).

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