Condiscepoli di Agostino
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Caratteristiche della santità per l’oggi

Papa Francesco dedica il quarto capitolo della sua esortazione apostolica sulla santità ad alcune caratteristiche che meritano di essere particolarmente evidenziate nel mondo di oggi. Ne prende in considerazione cinque che denomina “grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo” (Ge 111)...

Parole chiave: Gaudete et exsultate (17), Mons. Giuseppe Zenti (309), Vescovo di Verona (244)

Papa Francesco dedica il quarto capitolo della sua esortazione apostolica sulla santità ad alcune caratteristiche che meritano di essere particolarmente evidenziate nel mondo di oggi. Ne prende in considerazione cinque che denomina “grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo” (Ge 111). Esse vanno considerate come anticorpi nei confronti di alcune manifestazioni preoccupanti dello stato d’animo diffuso tra la gente: “l’ansietà nervosa e violenta che ci disperde e debilita; la negatività e la tristezza; l’accidia comoda, consumista ed egoista; l’individualismo e tante altre forme di falsa spiritualità senza incontro con Dio che dominano nel mercato religioso attuale” (ivi).
La prima caratteristica, sulla quale ci soffermiamo nella presente riflessione, è quella di “rimanere centrati, saldi in Dio che ama e sostiene” (Ge 112). Quando si rimane saldi in Dio “è possibile sopportare, sostenere le contrarietà, le vicissitudini della vita e anche le aggressioni degli altri, le loro infedeltà e i loro difetti” (ivi). A questo punto papa Francesco osserva che chi si appoggia su Dio non può che essere fedele all’amore verso i fratelli “che non abbandona nei momenti difficili, non si lascia trascinare dall’ansietà e rimane accanto agli altri anche quando questo non gli procura soddisfazioni immediate”. È una logica umanamente non comprensibile. In realtà questa logica biblica, evidenziata da san Paolo, è sempre vincente come precisa alla conclusione del capitolo 12 della lettera ai Romani. Paolo ha esortato a non restituire male per male, ma a vincere il sistema del male con la potenza del bene (cfr Ge 113). È vero però che dobbiamo stare anche noi in guardia dalle nostre stesse “inclinazioni aggressive ed egocentriche” (Ge 114). Sulla scorta della Parola di Dio, papa Francesco ci invita a vivere nella pace del cuore: “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori” (Ge 114; Fil 4,6-7).
Certo, i cristiani non vivono da marziani. Sono cittadini della città terrena. Vivono questo mondo. Respirano la cultura attuale. E possono lasciarsi inquinare dalla cultura della violenza, espressa da internet. Papa Francesco mette il dito sulla piaga, quando afferma che nemmeno le emittenti cattoliche sono immunizzate da “diffamazione e calunnia” distruggendo l’immagine altrui senza pietà (cfr Ge 115). O “assumere il ruolo di giudici spietati” (Ge 117). Al contrario, precisa, “la fermezza interiore ci preserva dal lasciarci trascinare dalla violenza [...]. Il santo non spreca le sue energie lamentandosi degli errori altrui” (Ge 116). Per smobilitare le tendenze alla violenza e all’aggressività occorre radicare il senso dell’umiltà che “può radicarsi nel cuore solamente attraverso le umiliazioni” (Ge 118; cfr anche Ge 119-120).
Per concludere le sue riflessioni su questa prima caratteristica della santità oggi, papa Francesco precisa che solo un animo riconciliato con Dio può essere veramente umile: “Tale atteggiamento presuppone un cuore pacificato da Cristo, libero da quell’aggressività che scaturisce da un io troppo grande” (Ge 121). L’umile, sottolinea ancora, si sente tranquillo: “anche se vado per una valle oscura” (Sal 23,4), “se contro di me si accampa un esercito” (Sal 27,3). Ed ecco l’esortazione finale: “Non cadiamo dunque nella tentazione di cercare la sicurezza interiore nei successi, nei piaceri vuoti, nel possedere, nel dominio sugli altri o nell’immagine sociale” (ivi).

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