Condiscepoli di Agostino
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Lo Spirito Santo nella storia della Salvezza

Se, come abbiamo constatato nelle precedenti riflessioni, lo Spirito Santo è talmente importante da essere decisivo agli effetti di una fedeltà a Dio fino alla piena maturità in Cristo, è opportuno cercare di intercettarne la presenza dinamica segnalata dalla Sacra Scrittura fino a quella sua effusione sulla Chiesa nell’evento della Pentecoste che di fatto dà avvio all’azione salvifica di Cristo appunto mediante il suo Spirito. Cristo, infatti, non opera in solitudine, distribuendo personalmente gli effetti della salvezza da lui compiuta nel Mistero pasquale. Di fatto, secondo il progetto di amore trinitario, questo compito è affidato allo Spirito dell’Amore, lo Spirito Santo.

Se, come abbiamo constatato nelle precedenti riflessioni, lo Spirito Santo è talmente importante da essere decisivo agli effetti di una fedeltà a Dio fino alla piena maturità in Cristo, è opportuno cercare di intercettarne la presenza dinamica segnalata dalla Sacra Scrittura fino a quella sua effusione sulla Chiesa nell’evento della Pentecoste che di fatto dà avvio all’azione salvifica di Cristo appunto mediante il suo Spirito. Cristo, infatti, non opera in solitudine, distribuendo personalmente gli effetti della salvezza da lui compiuta nel Mistero pasquale. Di fatto, secondo il progetto di amore trinitario, questo compito è affidato allo Spirito dell’Amore, lo Spirito Santo.
Della sua presenza nella storia della salvezza vi è un accenno allusivo fin dai primordi, quando l’autore sacro afferma “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1,2). I profeti poi hanno annunciato la venuta dello Spirito sul Messia atteso. I passi scritturali più noti e significativi sono indubbiamente quelli di Isaia. Il primo annuncia uno spirito che posandosi sul Messia gli garantisce i suoi doni: “Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11,2). Il secondo testo, evocato da Gesù stesso nella sinagoga di Nazareth: «Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri» (Is 61,1; cf CCC 1286). Ma anche numerosi altri testi, da quelli che si riferiscono a Mosè e i settanta da lui convocati alla tenda del convegno, ai Giudici investiti dallo spirito per la loro missione, ai Salmi.
Venendo poi al Nuovo Testamento se ne riconosce la presenza da protagonista nell’annunciazione dell’angelo a Maria: solo grazie a Lui avviene il mistero dell’Incarnazione; come viene segnalata la sua presenza, carica di gioia, nell’incontro tra Maria ed Elisabetta.
Ma, ovviamente, in modo letterariamente solennizzato, lo Spirito viene evidenziato dagli evangelisti nel Battesimo di Gesù, rappresentato dalla colomba. Quello Spirito che, immediatamente dopo il Battesimo, sospinge Gesù nel deserto per affrontare da vittorioso le grandi prove nei confronti delle alternative prospettate dal diavolo. Tutta la vita pubblica di Cristo, con la sua missione messianica, si svolge “in una totale comunione con lo Spirito Santo che il Padre gli dà ‘senza misura’” (CCC 1286). Gesù rivelerà il senso della missione del suo Spirito e Spirito del Padre soprattutto nell’ultima Cena, dove ben cinque volte nell’edizione del Vangelo di Giovanni, viene messa in risalto. Proprio l’evangelista Giovanni, e non a caso, dà particolare risalto al dono dello Spirito da parte di Cristo nell’atto del suo morire, come compimento della sua opera di salvezza: «Tutto è compiuto. E, chinato il capo, consegnò lo Spirito» (Gv 19,30). Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa infatti: “Questa pienezza dello Spirito non doveva rimanere soltanto del Messia, ma doveva essere comunicata a tutto il popolo messianico” (CCC 1287). Così è avvenuto la sera della risurrezione, nella edizione di Giovanni (cf Gv 20,19-29), e nell’evento della Pentecoste, nell’edizione di Luca (cf At 2,1-4). Da allora, lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa di cui Cristo è il Capo, per la gloria del Padre e come manifestazione concreta della sua Misericordia.

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