Condiscepoli di Agostino
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La creazione degli angeli

Certamente ad Agostino non era nota la teoria del big bang. E tuttavia l’ha come intuita. Parla infatti di una materia informe, creata dal nulla, da cui Dio ha fatto l’universo che noi ammiriamo, e che nel suo evolversi e mutarsi crea il senso del tempo: “Signore, hai fatto il mondo da una materia informe, un quasi nulla che hai creato dal nulla (il big bang!), per formare da essa grandi cose che noi, figli degli uomini, ammiriamo...

Certamente ad Agostino non era nota la teoria del big bang. E tuttavia l’ha come intuita. Parla infatti di una materia informe, creata dal nulla, da cui Dio ha fatto l’universo che noi ammiriamo, e che nel suo evolversi e mutarsi crea il senso del tempo: “Signore, hai fatto il mondo da una materia informe, un quasi nulla che hai creato dal nulla (il big bang!), per formare da essa grandi cose che noi, figli degli uomini, ammiriamo... La terra stessa che Tu hai fatta era materia informe... Da questo quasi nulla dovevi poi creare tutte le cose di cui questo mondo mutevole consta e non consta, nel quale appare la stessa mutabilità che dà la possibilità di percepire e misurare i tempi, in quanto i tempi derivano dalle mutazioni delle cose, dal variare e dal succedersi delle forme”.
Ma poi sposta la sua attenzione alla creazione dei primi esseri dotati di intelligenza, gli angeli, definiti “il cielo dei cieli”: “In verità, il cielo dei cieli che hai creato in principio è una certa creatura intelligente, che non è in alcun modo coeterna a Te, Trinità, e tuttavia è partecipe della tua eternità”.
Ed insiste sulla creazione degli angeli, che certo non si identificano con Dio ma sono sue creature: “Signore, mi hai detto con voce forte al mio orecchio interiore che tutte le nature e sostanze che non sono ciò che Tu sei e che tuttavia sono, Tu le hai fatte”. Gli angeli non sono coeterni con Dio, ma Dio è la loro beatitudine: “Inoltre mi hai detto con voce forte al mio orecchio interiore che non è coeterna a Te neppure quella creatura della quale Tu solo sei la gioia e che si disseta con castità di Te, senza interruzione e in nessun tempo e in nessun modo manifesta la sua mutabilità, ma, avendo sempre presente Te, a cui si tiene unita con tutto il suo affetto, non avendo un futuro da attendere né un passato in cui trasferire quello che ricorda, non subisce variazioni e non si disperde nel tempo. O creatura beata, se mai ne esiste, immersa nella tua beatitudine. Beata di te, che abiti eternamente in essa e la illumini!”.
Agostino pregusta il momento in cui anche lui sarà in quella Gerusalemme celeste che è la patria degli angeli che già fruiscono del Sommo Bene: “Ti canterò canti d’amore, elevando gemiti inenarrabili in questa mia peregrinazione, ricordandomi di Gerusalemme con il cuore a lei proteso verso l’alto, di Gerusalemme patria mia, di Gerusalemme madre mia, di Te che regni su di lei, che la illumini, suo padre, suo tutore, suo sposo, sua casta e intensa delizia e stabile gioia e ogni suo bene ineffabile, ogni bene simultaneamente, perché sei l’unico sommo e vero Bene”.
E ribadisce il Principio mediante il quale il Padre ha fatto ogni cosa, il Verbo: “È vero che il Principio è la tua Sapienza con cui hai fatto tutte le cose... Io affermo con grande sicurezza che Tu hai fatto tutte le cose, visibili e invisibili, nel tuo Verbo immutabile”.
A quanti obiettano alla sua interpretazione dell’espressione “cielo dei cieli” in riferimento agli angeli, Agostino risponde: “Sono dei superbi e non conoscono il pensiero di Mosè, ma amano il proprio, non perché sia vero, ma perché è il loro... la tua Verità, Signore, non è né mia né di questo né di quest’altro, ma di tutti noi”.
Ma alla fine Agostino riconosce di aver sostato fin troppo a lungo sull’interpretazione del testo e in qualche modo ne chiede scusa: “A noi, Signore, mostra quella o qualche altra che a Te piaccia (tra le interpretazioni sul testo di Mosè)... Ecco, Signore Dio mio, quante pagine ho scritto su poche parole, quante pagine! Se dovessi procedere in questo modo, quante forze dovrei avere e quanto tempo mi occorrerebbe per tutti i tuoi Libri!”.

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