Condiscepoli di Agostino
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Il paradigma della celebrazione dell’Eucaristia fin dalle origini

Prima di passare in rassegna lo svolgimento analitico della celebrazione dell’Eucaristia, il Catechismo della Chiesa Cattolica vuole documentare come la struttura paradigmatica, cioè la struttura portante di fondo, della celebrazione ha il suo collaudo fin dalle origini del Cristianesimo. Addirittura se ne ha un primo cenno nell’incontro di Gesù Risorto con i discepoli di Emmaus: dapprima Gesù spiega le Scritture, poi si fa “pane spezzato” (cf CCC 1347)...

Prima di passare in rassegna lo svolgimento analitico della celebrazione dell’Eucaristia, il Catechismo della Chiesa Cattolica vuole documentare come la struttura paradigmatica, cioè la struttura portante di fondo, della celebrazione ha il suo collaudo fin dalle origini del Cristianesimo. Addirittura se ne ha un primo cenno nell’incontro di Gesù Risorto con i discepoli di Emmaus: dapprima Gesù spiega le Scritture, poi si fa “pane spezzato” (cf CCC 1347).
Fin dalle origini, insomma, “la Liturgia dell’Eucaristia si svolge secondo una struttura fondamentale che, attraverso i secoli, si è conservata fino a noi” (CCC 1346). Concretamente: dopo la convocazione, la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica, cui segue il mandato missionario (cf CCC 1346).
Ce ne dà una singolare documentazione San Giustino martire nella sua Apologia verso il 155 dopo Cristo. Data l’occasione ne riportiamo il testo: “Nel giorno chiamato del Sole ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne. Si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei profeti, finché il tempo consente. Poi, quando il lettore ha terminato, il preposto [= presbitero che presiede] con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere sia per noi stessi sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna. Finite le preghiere, ci salutiamo l’un l’altro con un bacio. Poi al preposto dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d’acqua e di vino temperato. Egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell’universo nel nome del Figlio e dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie [in greco: eucharistian] per essere stati fatti degni da lui di questi doni. Quando egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama: «Amen». Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino e l’acqua ‘eucaristizzati’ e ne portano agli assenti” (San Giustino, Apologia, 1, 65.67; CCC 1345).
Qualche osservazione sul testo. Prima di essere chiamata così, la Domenica era denominata giorno del Sole, termine che evocava il vero Sole che è il Risorto. Seconda osservazione: viene segnalata sia la proclamazione della Parola di Dio del Nuovo e dell’Antico Testamento, sia l’omelia intesa come esortazione a vivere i messaggi della Parola di Dio. Si dà inoltre risalto al bacio di pace che precede la consacrazione. Segue il rendimento di grazie al Padre per il pane, il vino e l’acque che vengono “eucaristizzati” cioè trasformati in Eucaristia. Si fa esplicito riferimento allo “Spirito Santo” sfatando dunque l’idea che lo Spirito Santo sia invenzione dei Concili del quarto e quinto secolo: il Mistero trinitario ha sempre fatto parte essenziale della celebrazione dell’Eucaristia. Altre due osservazioni. La prima: viene dato molto risalto all’Amen acclamato dal popolo, prima del Padre nostro. La seconda: la distribuzione dell’Eucaristia ai presenti e, successivamente, agli assenti, da parte dei diaconi.

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