Condiscepoli di Agostino
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Il Vangelo ai giovani: Dio ti ama!

Senza prendere scorciatoie edulcorate per entrare nel cuore dei giovani, papa Francesco ha preferito scegliere la via della fiducia nei loro confronti. Avendo come entroterra l’aforisma di Agostino: “Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo in te”, così si esprime: “Al di là di ogni circostanza, a tutti i giovani voglio annunciare la cosa più importante, la prima cosa, quella che non dovrebbe mai essere taciuta” (CV 111)...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo di Verona (245)

Senza prendere scorciatoie edulcorate per entrare nel cuore dei giovani, papa Francesco ha preferito scegliere la via della fiducia nei loro confronti. Avendo come entroterra l’aforisma di Agostino: “Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo in te”, così si esprime: “Al di là di ogni circostanza, a tutti i giovani voglio annunciare la cosa più importante, la prima cosa, quella che non dovrebbe mai essere taciuta” (CV 111). La prima cosa coincide con la prima verità, cioè la verità fondamentale: “Dio ti ama” (CV 112). Ogni credente dovrebbe saperlo. E non ritenere tutto ciò come un dato scontato e al limite dell’insignificanza.
Certo, papa Francesco è consapevole che evocare Dio come Padre che ama noi tutti fa riemergere dal proprio animo sentimenti positivi. Troppi giovani infatti hanno fatto o stanno facendo una esperienza negativa del proprio padre, o perché assente o perché disinteressato o persino perché per nulla padre (Cfr CV 113). Nonostante tutto, e anche in ragione delle esperienze negative, ogni giovane può “gettarsi in tutta sicurezza nelle braccia del Padre divino, di quel Dio che gli ha dato la vita e gliela dà in ogni momento” (Ivi). Dio è simultaneamente Padre e Madre. Innamorato della sua creatura “al punto di tatuarsi la persona amata sul palmo della mano” (CV 114), come ricorda il profeta Isaia: “Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato… Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo” (Is 43,4; 49,16), o come profetizza Geremia: “Ti ho amato d’amore eterno, per questo continuo ad esserti fedele” (Ger 31,3). Il Papa così commenta i testi riferiti: “Per Lui tu sei realmente prezioso, non sei insignificante, sei importante per Lui, perché sei opera delle sue mani… La sua memoria è un cuore tenero di compassione che gioisce nel cancellare definitivamente ogni nostra traccia di male” (CV 115). Ne nasce spontanea una esortazione rivolta ad ogni singolo giovane, quella di trovare momenti di silenzio interiore: “Cerca di rimanere un momento in silenzio, lasciandoti amare da Lui. Cerca di mettere a tacere tutte le voci e le grida interiori e rimani un momento nel suo abbraccio d’amore” (Ivi). Al paragrafo 116, il Papa precisa i termini che fanno da cornice dell’amore: è un amore che non si impone, non emargina, non umilia e non soggioga. Al contrario, è un amore discreto, rispettoso e liberante, più segnato da riconciliazione che da proibizioni, da opportunità che da condanne, da senso del futuro che da nostalgie di passato (Cfr CV 116).
Affronta poi il tema della vita come sfida e come prova. È dentro la vita che si intrecciano libero arbitrio dell’uomo e presenza salvifica di Dio: “Quando ti chiede qualcosa o quando semplicemente permette quelle sfide che la vita ti presenta, si aspetta che tu gli faccia spazio per spingerti ad andare avanti, per spronarti, per farti maturare” (CV 117). Nel dialogo con Dio ci sta bene tutto, dubbi compresi: “Non gli dà fastidio che tu gli esprima i tuoi dubbi, quello che lo preoccupa è che non gli parli, che tu non ti apra con sincerità al dialogo con Lui… In realtà è Lui stesso che ci esorta: «Su, venite e discutiamo»” (Ivi). Conclude il paragrafo richiamando il bisogno di riconoscere il valore altamente umano del dialogo con Dio sul piano della relazione interpersonale: “Il suo amore è così reale, così vero, così concreto, che ci offre una relazione piena di dialogo sincero e fecondo” (Ivi).

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