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Un pensiero a chi in vacanza non ci andrà

Siamo nel cuore dell’estate e già si incominciano a tirare un po’ di somme sull’andamento della stagione turistica. Gli albergatori si lasciano andare ad un leggero ottimismo perché le percentuali dei vacanzieri sono in aumento. Sopratutto tornano di moda le “vacanze italiane” per diversi motivi, legati un po’ alla situazione internazionale che desta nuovi timori, ma il fattore che incide maggiormente sembra essere quello economico..

Parole chiave: Editoriale (410), Stefano Origano (141), Estate (33), Vacanze (10), Crisi (27)

Siamo nel cuore dell’estate e già si incominciano a tirare un po’ di somme sull’andamento della stagione turistica. Gli albergatori si lasciano andare ad un leggero ottimismo perché le percentuali dei vacanzieri sono in aumento. Sopratutto tornano di moda le “vacanze italiane” per diversi motivi, legati un po’ alla situazione internazionale che desta nuovi timori, ma il fattore che incide maggiormente sembra essere quello economico.
Stando ai dati rilevati da Swg-Confesercenti il mito delle vacanze mantiene il proprio appeal, tuttavia si riscontra una riduzione del budget a disposizione delle famiglie e secondo un rilevamento di Ipsos il 40% dei viaggi si accorcia ad una settimana.
Tuttavia le ferie sono talmente sentite nel pensiero comune che circa in 60mila ricorrono ad un prestito pur di non privarsi del meritato ombrellone in riva al mare. Andando poi nei dettagli delle statistiche si fanno altre scoperte interessanti come per esempio il numero crescente di coloro che cercano sistemazioni di fortuna presso amici o parenti.
Il numero che impressiona più di tutti però, sono i 6 milioni di persone che in vacanza non ci vanno proprio. Non sono pochi, ma un vero esercito – più della popolazione della Campania –. Nonostante la ripresa (o ripresina) economica aumenta il numero degli italiani che rinunciano totalmente alle ferie, specialmente al Sud.
Se influisce la diminuita disponibilità economica, un’altra motivazione è costituita dal cambiamento del mondo del lavoro che è sempre più dinamico e tecnologico, sempre meno legato ad una postazione fissa  lasciando maggiore flessibilità organizzativa al lavoratore, ma togliendogli al tempo stesso il tempo per smettere di lavorare. Lo chiamano smartworking, ma non pare molto smart.
Più della metà dei lavoratori italiani è sempre reperibile anche durante le ferie. Si tratta per lo più di lavoratori autonomi, i quali ritengono del tutto normale non staccare del tutto la spina.
Storicamente le ferie sono un diritto acquisito negli anni in cui si passava dalla fame al benessere; questi numeri pertanto ci risvegliano come da un sogno, il benessere non è più una prospettiva generalizzata per tutti, ma sta diventando un privilegio per pochi. Incominciamo a scordarci i tempi in cui a ferragosto le città erano deserte e non si trovava nemmeno una botteguccia aperta. Il ritornello “Tutti al mare” è andato decisamente fuori moda. Purtroppo.

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