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Se i profughi "naufragano" nella demagogia

Ci mancava il braccio di ferro tra governo e governatori di Lombardia, Veneto e Liguria (tre regioni guidate dal centrodestra) ad arroventare il clima politico e a spargere altra benzina sul dramma dell’immigrazione. Lo chiamo in questo modo perché non riesco a convincermi che decine di migliaia di persone partano dalla propria terra, rischino la vita, si svenino economicamente arrivando ad indebitare le proprie famiglie, si mettano in mano a moderni schiavisti su rottami a forma di barca soltanto per vedere l’effetto che fa e se viene qualche anima buona a recuperarli...

Parole chiave: Editoriale (377), Direttore (6), Profughi (10)

Ci mancava il braccio di ferro tra governo e governatori di Lombardia, Veneto e Liguria (tre regioni guidate dal centrodestra) ad arroventare il clima politico e a spargere altra benzina sul dramma dell’immigrazione. Lo chiamo in questo modo perché non riesco a convincermi che decine di migliaia di persone partano dalla propria terra, rischino la vita, si svenino economicamente arrivando ad indebitare le proprie famiglie, si mettano in mano a moderni schiavisti su rottami a forma di barca soltanto per vedere l’effetto che fa e se viene qualche anima buona a recuperarli. E sono inaccettabili la demagogia e il populismo di chi fa propaganda politica sulla pelle di queste persone, minacciando il blocco dei trasferimenti ai comuni che accoglieranno i profughi (soluzione ridicola oltre che incostituzionale) o addirittura invitando la gente a chiedere il porto d’armi per difendersi da quella immancabilmente definita come invasione ed emergenza. Ma di cosa stiamo parlando? Lo stesso sindacato di Polizia evidenzia che non c’è nessun allarme e al momento non si registrano reati attribuiti ai profughi. Quindici giorni fa mi sono recato presso la sede di un’associazione cattolica che ne sta ospitando una cinquantina. Ho costatato una situazione di assoluta e pacifica tranquillità tra persone di provenienze assai diverse. E, mi è stato riferito, quando si verifica qualche discussione – cosa normale, del resto, anche tra persone italiane e veronesi – tutto si risolve con l’intervento risolutore e rappacificatore del personale che segue questa gente. Certamente la gestione dei flussi migratori dal Mediterraneo non è cosa semplice, anche perché non si intravedono soluzioni e prospettive concrete di una loro limitazione, conseguenza di accordi politici col principale Paese d’imbarco, ovvero la Libia. Per non parlare dei numerosi conflitti e delle situazioni di instabilità presenti in tanti Stati africani e asiatici (Eritrea e Siria in primis) che stanno all’origine di queste migrazioni e di cui spesso siamo poco informati. Come pure sarebbe necessaria una maggiore condivisione non solo da parte degli altri Stati dell’Unione Europea, ma anche di quegli oltre 7.500 comuni italiani (fonte: Fondazione Migrantes) su poco più di ottomila che ancora non hanno dato alcun segnale concreto di accoglienza. Sarebbe davvero triste constatare una volta di più il prevalere degli egoismi, di quel localismo particolarista così difficile da sradicare nel nostro Paese, sia pure nell’epoca della globalizzazione. Accanto alle vergognose vicende di “Mafia capitale” dove anche la gestione dei profughi era diventata occasione per illeciti guadagni, non mancano però le buone pratiche. E dicono di Caritas e associazioni impegnate non solo sul fronte dell’ospitalità, ma anche nel favorire l’insegnamento dell’Italiano a queste persone, coinvolgendole in lavori socialmente utili, stimolandole ad impiegare bene il tempo e favorendo una maggiore vicinanza della gente, così che l’accoglienza diventi più sentita. Ma di queste realtà non si parla mai abbastanza.

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