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Patto comune per la vera pace

Bisognerà vedere quale recezione e attuazione avrà in un contesto multiforme come quello islamico dove la religione determina anche le scelte politiche, economiche, militari degli Stati oltre alle azioni quotidiane dei cittadini...

Parole chiave: Editoriale (380), Alberto Margoni (64), Papa (148), Pace (28), Abu Dhabi (1)

Bisognerà vedere quale recezione e attuazione avrà in un contesto multiforme come quello islamico dove la religione determina anche le scelte politiche, economiche, militari degli Stati oltre alle azioni quotidiane dei cittadini. Sta di fatto però che la dichiarazione sulla “Fratellanza umana per la pace e la convivenza comune” sottoscritta lunedì scorso ad Abu Dhabi da papa Francesco e da Ahamad al-Tayyb, grande imam di al-Azhar e leader dei musulmani sunniti, può davvero segnare una svolta epocale nel cammino verso la pace alla quale tutte le religioni sono chiamate.
Nel documento si parla di “libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione” quale diritto di ogni persona; di giustizia basata sulla misericordia; di dialogo, comprensione, diffusione della cultura della tolleranza, accettazione dell’altro; di incontro “nell’enorme spazio dei valori spirituali, umani e sociali comuni”. Si evidenzia che la protezione dei luoghi di culto “è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali”. È rimarcata la necessità di condannare ogni forma di terrorismo talora strumentalizzato in chiave religiosa. Si afferma il concetto di cittadinanza basata “sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia”. Si auspica inoltre un rinnovato rapporto tra Oriente e Occidente “affinché entrambi possano arricchirsi a vicenda della civiltà dell’altro, attraverso lo scambio e il dialogo delle culture”; il pieno riconoscimento dei diritti delle donne, la tutela di quelli dei bambini, degli anziani, dei disabili, degli oppressi. Affermazioni che se per i cattolici risultano condivisibili a livello di principi – ma sarebbe pericoloso darle per scontate –, per parte del mondo islamico assumono una portata rivoluzionaria, tanto sono deflagranti rispetto, per esempio, al concetto di jihad (guerra santa).
Non va peraltro dimenticato che le religioni non sono entità astratte, ma sono sempre professate da uomini e donne che in quanto tali rischiano di lasciarsi prendere dall’individualismo, dal materialismo, dall’indifferenza e quindi sono sempre bisognosi di riscoprire l’autenticità dei valori in cui credono. Quello verso la pace è e rimane un cammino che richiede coraggio, forza d’animo, rifiuto dell’egoismo, per poter incontrare l’altro chiamandolo fratello, termine che in varie forme è ricorso ben 29 volte nel discorso papale all’incontro interreligioso presso il Founder’s Memorial.

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