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Mancano i bimbi? La risposta è: chissenefrega

A­vvicinandoci alla festa dei Santi e alla commemorazione dei defunti, che comunemente nel gergo popolare si connotano come “i morti”, è bene ricordare che nella tradizione cristiana questo momento è caratterizzato da innumerevoli simboli che parlano di vita (attraverso i fiori, per esempio), di rinascita, di cieli nuovi e terra nuova. E la vita nascente è la prima speranza di un popolo...

Parole chiave: Editoriale (377), Stefano Origano (141)

A­vvicinandoci alla festa dei Santi e alla commemorazione dei defunti, che comunemente nel gergo popolare si connotano come “i morti”, è bene ricordare che nella tradizione cristiana questo momento è caratterizzato da innumerevoli simboli che parlano di vita (attraverso i fiori, per esempio), di rinascita, di cieli nuovi e terra nuova. E la vita nascente è la prima speranza di un popolo.
Sono passati 9 anni dalla Settimana sociale di Reggio Calabria – che trattava di Un’agenda di speranza per il futuro del Paese – dove destarono un certo scalpore in sala le affermazioni con le quali Ettore Gotti Tedeschi introdusse una sessione dei lavori affermando che il problema numero uno per il nostro Paese è la denatalità. Secondo lui, la nostra crisi era prima di tutto dovuta alle culle vuote. Aveva ragione. Da allora innumerevoli convegni, pubblicazioni e interventi di grandi personalità hanno ribadito questo concetto, ma a quanto pare senza effetto alcuno. Si stima che negli ultimi 5 anni il saldo tra decessi e nascite in Italia registri un segno negativo di più di 100mila unità annue. È un po’ come se ogni anno in Italia venisse cancellata mezza Verona e per di più il taglio riguarda la fascia più giovane del Paese. Usando l’immagine dell’albero, è evidente che il tronco si sta assottigliando fino al punto da non riuscire più a reggere la chioma.
Questo è dunque il problema principale da affrontare. In Francia ci hanno pensato 20 anni fa, in Germania 10, in Italia invece non si è fatto e non si sta facendo praticamente nulla. Si discute di contanti e pos, di pene detentive per i grandi evasori fiscali, del regime analitico per la partite Iva... Ma se il problema principale è un’altro, perché ci perdiamo dietro a queste cose che saranno certamente importanti, ma non toccano il cuore della questione? Non facciamo allarmismi, ma se non si capisce che occorre far ripartire le nascite di nuovi figli, andremo verso il crollo del nostro sistema.
La manovra finanziaria indica il percorso che un Paese intende compiere: dovrebbe focalizzare il problema più importante e di conseguenza organizzare in coerenza tutti i provvedimenti a cascata. I figli non sono il pallino dei cattolici o del Popolo della famiglia, ma l’unica speranza per la sopravvivenza del sistema-Paese e riguarda tutti in modo trasversale. La prospettiva non è quella di finire in un cimitero dove le nuove generazioni verranno a dirci una preghiera e a depositare un fiore, ma in una anonima fossa comune senza segni di vita e di speranza.

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