Editoriale
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La fratellanza nella diversità delle religioni

Ci sono eventi che, a livello di cronaca, durano qualche giorno, ma gettano le radici così in profondità da permettere loro di sopravvivere come alberi rocciosi anche a catastrofi o siccità prolungate; ci sono fatti che sul momento vengono letti e interpretati con gli occhiali degli influencer di turno, ma che nascondono una profezia di futuro da fiume carsico che affiora in tempi e modi inaspettati e con tale intensità da non permettere più di tornare indietro...

Parole chiave: Editoriale (380), Stefano Origano (141), Fratellanza (1), Convivenza (1), Pace (28)

Ci sono eventi che, a livello di cronaca, durano qualche giorno, ma gettano le radici così in profondità da permettere loro di sopravvivere come alberi rocciosi anche a catastrofi o siccità prolungate; ci sono fatti che sul momento vengono letti e interpretati con gli occhiali degli influencer di turno, ma che nascondono una profezia di futuro da fiume carsico che affiora in tempi e modi inaspettati e con tale intensità da non permettere più di tornare indietro. Costituiscono le pietre miliari nella storia e tra questi si può annoverare il recente viaggio di papa Francesco ad Abu Dhabi e al “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza” firmato congiuntamente al grande imam Ahmad al-Tayyb.
Si tratta di un documento che non riguarda solo il rapporto tra cristiani e musulmani, ma è rivolto al mondo: «Non c’è alternativa: o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro. Le religioni non possono rinunciare al compito di costruire ponti fra i popoli e le culture… Le religioni sono chiamate a essere sentinelle di fraternità nella notte dei conflitti», ha dichiarato il Papa prima della storica firma, per nulla scontata.
Stupisce come i due leader si esprimano “in nome di Dio”, ma non dicano nulla come premessa su come vada inteso teologicamente. Non mi pare una semplice strategia per non urtare reciprocamente la sensibilità religiosa, piuttosto una scelta di metodo nuova: parlano in nome dei poveri e dei popoli senza pace; ma anche di libertà, giustizia, misericordia e di tutte le persone di buona volontà – come annota Antonio Spadaro dalle pagine di Civiltà Cattolica – e  si ritrovano insieme ascoltatori e messaggeri di Dio. Il Papa e il Grande Imam come fratelli leggono la realtà e condividono gioie e fatiche del mondo contemporaneo. Il riconoscimento della fratellanza ha conseguenze politiche interessanti. Se ci riscopriamo fratelli, diventiamo anche tutti cittadini, nessuno escluso, con uguali diritti e doveri.
È un messaggio che apre un percorso nuovo e per certi versi inaspettato, in questi tempi in cui si innalzano i muri, si alimentano logiche sovraniste conflittuali e soprattutto si ha paura di tutto e di tutti.
Certamente il percorso tracciato solleverà critiche sia interne che esterne alla Chiesa cattolica, ma questo Papa non ha nessuna intenzione di tornare indietro ed è capace di coinvolgere chi meno te l’aspetti.

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