Il nostro grazie a Mattarella
Dieci anni di presidenza della Repubblica per Sergio Mattarella: da febbraio 2015 ha superato ogni record temporale e varie tempeste. Il giudizio di tanti su di lui si possono riassumere nelle parole di Roberto Benigni all’inizio della quarta serata del Festival di Sanremo...

Dieci anni di presidenza della Repubblica per Sergio Mattarella: da febbraio 2015 ha superato ogni record temporale e varie tempeste. Il giudizio di tanti su di lui si possono riassumere nelle parole di Roberto Benigni all’inizio della quarta serata del Festival di Sanremo, lo scorso 14 febbraio: «Una persona straordinaria, siamo sempre vicini alle sue parole, ci riconosciamo in quello che dice, non ho mai sentito uscire una parola da lui che non fosse di verità e di pace».
Espressioni tutt’altro che di circostanza, soprattutto perché pronunciate poche ore dopo un forte attacco da parte di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. Il punto del contendere è un discorso di Mattarella, ma per molti si tratta solo del pretesto per attaccare la sua credibilità e provare ancora di più a spaccare l’Occidente, per il quale vari analisti stanno già intonando il Requiem.
Le parole che i russi considerano «offensive, scandalose e del tutto false» sono state pronunciate dal presidente alla consegna del dottorato honoris causa dall’Università di Aix-Marseille (5 febbraio), dove ha parlato dell’ordine internazionale e di come la stabilità sia una realtà sempre in movimento, che richiede l’impegno di tutti «sviluppando capacità di ascolto e adattamento, nonché cooperazione rispetto ai fenomeni che si presentano». Nemico dell’ordine è, secondo Mattarella, lo squilibrio che può venire da situazioni non risolte del passato o da «ambizioni di attori che ritengono di poter giocare una partita in nuove e più favorevoli condizioni», soprattutto se questi non trovano una reazione decisa da parte della comunità internazionale.
Ha quindi denunciato il rischio di tornare a pensare che la soluzione di tutto sia l’autoritarismo, il dare carta bianca a regimi dispotici e illiberali, che raccontano la favola di essere l’unico modo possibile per tutelare gli interessi nazionali. E qui il parallelo tra il Terzo Reich in Europa e l’aggressione russa all’Ucraina: in una situazione in cui si aveva la «consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia» il Capo ha scelto non il dialogo e la cooperazione, ma «il criterio della dominazione» e la logica delle guerre di conquista. In parallelo, ha aggiunto, torna ad affacciarsi «il concetto di “sfere di influenza”, all’origine dei mali del XX secolo». Non mi sembrano «invenzioni blasfeme» come l’ha accusato Maria Zakharova, ma la triste realtà con cui guardare, purtroppo, alla Russia e non solo.
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