Editoriale
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Chi si offende se dico “Natale”?

Ogni tanto salta fuori qualche bizzarria che svela come in Europa ci sia un ufficio per tutto, anche per fare danni. Per esempio, chi stende un vademecum per definire le parole che si possono dire e quelle che invece bisogna evitare da parte dei rappresentanti Ue “per mostrare una natura più inclusiva”.

Parole chiave: Editoriale (409), Natale (46), Europa (32)

Ogni tanto salta fuori qualche bizzarria che svela come in Europa ci sia un ufficio per tutto, anche per fare danni. Per esempio, chi stende un vademecum per definire le parole che si possono dire e quelle che invece bisogna evitare da parte dei rappresentanti Ue “per mostrare una natura più inclusiva”. È la commissaria all’Uguaglianza, la maltese Helena Dalli, supervisor delle indicazioni per la comunicazione, come dire la ministra della conformità o del politicamente corretto (commissaria e ministra non si potrebbe dire per evitare ogni riferimento al genere o all’orientamento sessuale). Dopo aver emanato le linee guida per la comunicazione in cui si raccomanda di non usare la parola “Natale”, a dimostrazione che l’Europa è inclusiva e non discrimina le altre religioni, è chiaro il clima e quali siano le cose importanti per loro. Nel suo percorso professionale, Dalli si è sempre data molto da fare per promuovere la difesa dei diritti civili, ma la strada intrapresa rischia di rivelarsi un vicolo cieco.

E non è solo il “Natale” a farne le spese, ma, secondo una logica abbastanza prevedibile, nel documento dal titolo inequivocabile: Union of Equality (“Ognuno in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale”), via anche termini come signore, signora e signorina; anziano; disabile; gay e lesbica e, naturalmente, marito, moglie, padre, madre… Il linguaggio inclusivo deve essere assolutamente neutrale. Il connotato etnico e religioso entra a pieno diritto nella fattispecie, feste comprese, fino al delirio di dover evitare le parole come Maria o Giovanni perché ritenute lesive delle diverse sensibilità. In questo articolato documento di una trentina di pagine, troviamo il meglio dell’assurdo e il peggio della stoltezza.

Inevitabilmente è scoppiata una bufera e la reazione di quasi tutti, italiani in testa con l’ex presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che ha presentato una interrogazione alla Commissione.

Risultato? Marcia, indietro (per ora): “La versione pubblicata delle linee guida non è funzionale a questo scopo. Non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi. Quindi lo ritiro e lavoreremo ancora su questo documento”. Bene, almeno fino a Pasqua saremo tranquilli. Ma intanto il sasso è stato lanciato.

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