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Calcetto sconfitto dalle slot machine

Ci sono questioni, come quelle riaperte in questi giorni, che riescono a far vacillare anche le certezze più profonde: dal valore della carità cristiana al dovere di rispettre gli accordi internazionali...

Parole chiave: Calcetto (1), Gioco d'azzardo (2), Slot machine (1), Editoriale (380), Stefano Origano (141)

Ci sono questioni, come quelle riaperte in questi giorni, che riescono a far vacillare anche le certezze più profonde: dal valore della carità cristiana al dovere di rispettre gli accordi internazionali. Anche l’autorità del Papa scricchiola un po’, secondo autorevoli opinionisti internazionali. C’è chi lo grida ad alta voce – come ad esempio Vittorio Feltri, scrivendo «dei migranti non ce ne importa un fico secco» – e chi non lo dice, forse ancora per un residuo di pudore, ma la pensa esattamente allo stesso modo (persino tra i banchi delle chiese).
In questo clima non certo ideale per rasserenare gli animi sono rimasto colpito da una notiziola che riporta una vicenda un po’ comica e un po’ drammatica. Quella di un ristoratore di Mestre, Stefano Ceolin, multato per aver messo nel suo locale un calcetto (il famoso calciobalilla, immancabile attrazione di ogni oratorio parrocchiale) senza gettoniera. Una prefettura prima e un giudice di pace poi l’hanno trovato un gesto irregolare; alla fine, il ristoratore dovrà pagare la sanzione. Così la giustizia si è pronunciata e, dopo anni, la questione è chiusa. Si sa: dura lex sed lex, ma io sto con Stefano e mi unisco ai tanti che gli hanno manifestato la propria solidarietà.
In questa piccola faccenda, che non può certo misurarsi con i temi di scottante attualità, noto un elemento ricorrente anche in fatti più tragici. È stata cancellata la parola “gratis”, che nel suo significato etimologico contiene i concetti di grazia, bontà, benevolenza.
«Donà l’è morto e Regalìn l’è gravemente malà...», diceva scherzosamente mia nonna per dire che non c’è più spazio per questa dimensione e tutto deve essere quantificato con i soldi. Il dono, quello senza interesse, lascia il posto alle offerte commerciali che puntano a un guadagno. Una volta eliminato dall’orizzonte valoriale il principio “divino” della gratuità, non stupisce più che si scivoli nell’individualismo che spinge fino al “me ne frego”.
In fondo basta un piccolissimo dettaglio, quasi invisibile, come un po’ d’acqua che trafila per far presagire il crollo di una diga. Sono così anche i piccoli peccati veniali che neanche confessiamo più, come la negazione di una minima elemosina, ma aprono la porta a un fiume inarrestabile di peccati orribili e disumani.
Intanto prepariamoci, perché l’anno prossimo nei Grest parrocchiali i calcetti “fuorilegge” saranno sotituiti con scintillanti slot machine, munite di regolare gettoniera, nel rispetto delle normative vigenti, naturalmente. Mala tempora currunt.

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