Editoriale di Mons. Zenti
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Se si altera il gene della famiglia

È a tutti noto il detto latino dello storico romano Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”. Che tradotto significa: mentre il senato romano era occupato in discussioni politiche, la sua città federata spagnola Sagunto veniva espugnata dal generale cartaginese Annibale...

Parole chiave: Editoriale (380), Mons. Giuseppe Zenti (310)

È a tutti noto il detto latino dello storico romano Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”. Che tradotto significa: mentre il senato romano era occupato in discussioni politiche, la sua città federata spagnola Sagunto veniva espugnata dal generale cartaginese Annibale. È ciò che sta accadendo oggi in Italia. Mentre il Parlamento è in fibrillazione per la pandemia persistente e per le sue gravissime conseguenze economiche, una Commissione sta lavorando indisturbata, in modo sinuoso e strisciante, per far diventare legge, ai limiti del reato d’opinione, un progetto destinato a distruggere la famiglia-istituzione, alterandone l’identità genetica.
È un fatto sconcertante e inquietante. In questo momento la famiglia, sottoposta a travagli immani, ha bisogno di ben altro. Già la Cei è intervenuta, segnalandone l’insidia e la pericolosità ai fini di una società davvero civile fondata sulla famiglia che ne è la cellula vitale, sotto tutti i profili. Insomma, con una maggiore tutela contro l’omofobia s’insinua la possibilità di denunciare chi sostiene la famiglia naturale.
 In nome della libertà di pochi si altera il gene della famiglia come è intesa dalla stessa nostra Costituzione: “Società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato nell’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi” (art. 29). Alterarne l’identità è anticostituzionale, in quanto i Padri della Costituzione – dalla Sinistra al Centro alla Destra – concordemente hanno inteso attribuire all’istituzione famiglia l’accezione che sottostà al matrimonio naturale, senza altra possibilità di aggiunta.
Se si apre la porta della discriminazione di chi sostiene queste cose, col falso pretesto di combattere l’omofobia, è chiaro che la famiglia così intesa avrà le ore contate. E con essa chi la sostiene.
Ma perché l’insistenza ad oltranza ad essere riconosciuta famiglia una realtà che ha già una sua configurazione giuridica, quella di unione civile, che noi rispettiamo per senso civico? Perché voler forzare la mano, magari con la complicità delle lobby economiche, politiche e culturali ideologiche, fino a dimostrarsi intolleranti (proprio loro!) nei confronti di chi non accetta a braccia aperte l’omologazione acritica della loro visione ideologica del vivere sociale civile, in nome dell’omofobia, che non c’entra per nulla? Chiunque è dotato di buon senso ne avverte la pericolosità. Di fatto nella cellula sana della famiglia verrebbe inoculato il virus letale dell’anti-famiglia o della non famiglia! Si paventa la possibilità che, se la sua formulazione diventasse legge in Parlamento, chiunque osasse escludere dal vocabolario famiglia le unioni civili o avversasse il gender, nei confronti del quale papa Francesco ha già manifestato apertamente la sua critica mirata e puntuale (Cfr Amoris laetitia, 56), rischierebbe pesanti sanzioni penali, fino al carcere, o ritorsioni di natura economica. La posta in gioco è altissima. Ai confini tra civiltà democratica e dittatura. Va da sé che sulla questione vigila il presidente della Repubblica. Cosciente che da una tale presa di posizione giuridica ne conseguirebbe una guerra civile culturale, ne siamo certi, non la sottoscriverà in quanto garante in ultima istanza del rispetto della Costituzione, e perciò della identità naturale della famiglia e della pacifica convivenza dei cittadini.
In ogni caso, non ci troverà indifferenti. Si sappia che per la difesa della famiglia, come è uscita dalla mente, dal cuore e dalle mani di Dio Creatore, siamo disposti al martirio. E nessuna legge ci farà tacere. Semmai, incrementeremmo le iniziative per far scoprire il Vangelo della famiglia come la bella notizia che riguarda il capolavoro di Dio, la famiglia appunto. Siamo ancora fiduciosi che attorno al valore assoluto della famiglia si coalizzeranno tutte le persone a cui sta a cuore l’oggi e il domani etico e sociale del nostro Paese. E sono la grande maggioranza. Non solo tra i cattolici, ma fra tutte le persone di buonsenso, chiamate in quest’ora drammatica a fare sistema, perché ciò non accada. Se accadesse, sarebbe la peggiore delle Caporetto che l’Italia sarebbe costretta a subire. E non lo merita. Soprattutto pensando alla sua storia di civiltà, divenuta per l’Europa stessa maestra di civiltà, grazie proprio al senso radicato della famiglia come patrimonio in sé di valori civili.

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