Condiscepoli di Agostino
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Verso i giovani una pastorale attenta

Di fronte alle valutazioni nel segno della negatività nei confronti dei giovani di oggi, papa Francesco indica realtà e ambiti formativi a cui anche i giovani di oggi si mostrano sensibili. Ricorda, ad esempio che “Molti giovani sono capaci di [...] gustare il silenzio e l’intimità con Dio” (CV 224)...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (309), Vescovo di Verona (244), Papa Francesco (112)

Di fronte alle valutazioni nel segno della negatività nei confronti dei giovani di oggi, papa Francesco indica realtà e ambiti formativi a cui anche i giovani di oggi si mostrano sensibili. Ricorda, ad esempio che “Molti giovani sono capaci di [...] gustare il silenzio e l’intimità con Dio” (CV 224). Certo, il Papa non si illude che tutti i giovani si sentano attratti da esperienze di forte spiritualità. Purtroppo. Tuttavia, vanno evidenziati quelli che le desiderano e le apprezzano, anche se non sono un fenomeno di massa. Allude ai gruppi di ascolto della Parola di Dio, di lectio divina, come si definiscono solitamente. Ma anche gruppi di preghiera eucaristica. Il nodo del problema sta nell’individuare “gli stili e le modalità appropriati per aiutarli a introdursi in questa esperienza” (Ivi). E l’ambito della liturgia, dove i vuoti si mostrano in tutta la loro drammaticità? I giovani vogliono che la liturgia sia capace “di intercettare la loro vita quotidiana in una liturgia fresca, autentica e gioiosa” (Ivi), soprattutto nei momenti forti dell’Anno liturgico, come il Natale, la Pasqua e la Pentecoste. A patto che tutto concorra a fare esperienza di una fede che genera gioia: “A loro piacciono molto gli incontri [liturgici] di festa che spezzano la routine e aiutano a sperimentare la gioia della fede” (Ivi). Un’altra opportunità per i giovani di entrare nel cammino formativo di una fede gioiosa è il servizio ai poveri e ai piccoli (Cfr CV 225). Il Papa insiste su una sua convinzione tenuta viva in varie occasioni: “Molti giovani si stancano dei nostri programmi di formazione dottrinale e anche spirituale” (Ivi), in quanto vogliono essere dei protagonisti nel fare qualche cosa di utile per la gente.  Non è certo una novità affermare che i giovani sono interessati, immersi e ammaliati dalla musica, ma anche da ogni forma di linguaggio capace “di suscitare emozioni e di plasmare l’identità. Il linguaggio musicale rappresenta anche una risorsa pastorale, che interpella in particolare la liturgia e il suo rinnovamento” (CV 226). Il Papa non poteva a tale riguardo non citare un testo famoso del Discorso 256 di sant’Agostino, che abbina, fecondandosi reciprocamente il senso del vivere come un camminare con la forza propulsiva del canto: “Canta e cammina; [...] avanza nel bene, nella retta fede, nelle buone opere: canta e cammina” (Ivi). Anche la pratica dello sport può costituire un ambito formativo, quanto meno una propedeutica alla formazione globale dei giovani, quella specificamente cristiana inclusa. Per suffragare il valore di quanto appena affermato, il Papa cita un grande Padre della Chiesa orientale, san Basilio Magno, che echeggia l’apostolo Paolo quando nella lettera ai Filippesi si esprime appunto in termini sportivi: “Dopo essersi imposti mille e mille sacrifici, [...] danno fondo a tutte le loro risorse fisiche e psichiche, pur di guadagnare una corona’” (CV 227). Vi sono poi altre esperienze alle quali i giovani si mostrano attenti e sensibili: “In molti adolescenti e giovani suscita speciale attrazione il contatto con il creato e sono sensibili alla salvaguardia dell’ambiente, come nel caso degli scout” (CV 228). Molto utili sono poi “campeggi, passeggiate, escursioni e campagne ambientaliste” (Ivi), proprio nello spirito di san Francesco. Ma il Papa ha il coraggio di prospettare alla sensibilità dei giovani le esperienze più forti ed apicali della vita cristiana, come “la Parola del Signore sempre viva ed efficace, la presenza di Cristo nell’Eucaristia che ci nutre, il Sacramento del perdono che ci libera e ci fortifica” (CV 229). Non vanno accantonate nemmeno le testimonianze dei santi e dei maestri di spiritualità. Conclude il Papa che se è vero che occorre attendere con pazienza i tempi opportuni, non va dimenticato che in un momento o nell’altro “non abbiamo il diritto di privarli di tanto bene” (Ivi).

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