Condiscepoli di Agostino
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Se i giovani hanno radici valoriali profonde e sane

È noto che papa Francesco ama le immagini perché cariche di significati facilmente trasmissibili. Specialmente nell’epoca della cultura delle immagini come è quella dei social...

Parole chiave: Christus Vivit (10), Papa Francesco (121), Mons. Giuseppe Zenti (327), Vescovo di Verona (247)

È noto che papa Francesco ama le immagini perché cariche di significati facilmente trasmissibili. Specialmente nell’epoca della cultura delle immagini come è quella dei social. Non ci meraviglia pertanto se il capitolo sesto dell’Esortazione apostolica postsinodale sui giovani porta il titolo Giovani con radici. Evocando l’importanza per gli alberi di avere radici profonde, per non essere divelti dalle bufere, ricorda ai giovani che un futuro senza le radici dei valori che hanno sorretto la civiltà, non ha sussistenza (Cfr CV 179). E mette subito in guardia i giovani dalla seduzione di considerare la giovinezza come un idolo, come intende far credere chi vuol fare affari speculando sui giovani (Cfr CV 180). E chiarisce: “Quella persona ha bisogno che siate vuoti, sradicati, diffidenti di tutto, perché possiate fidarvi solo delle sue promesse e sottomettervi ai suoi piani. È così che funzionano le ideologie di diversi colori, che distruggono (o decostruiscono) tutto ciò che è diverso e in questo modo possono dominare senza opposizioni. A tale scopo hanno bisogno di giovani che disprezzino la storia, [...] che ignorino tutto ciò che li ha preceduti” (CV 181).
Si tratta dei “manipolatori” che trasformano la giovinezza in un idolo da adorare “come se tutto ciò che non è giovane risultasse detestabile e caduco. Il corpo giovane diventa il simbolo di questo nuovo culto, quindi tutto ciò che ha a che fare con quel corpo è idolatrato e desiderato senza limiti” (CV 182). Consapevole del rischio cui i giovani sono sottoposti il Papa così li esorta: “Cari giovani, non permettete che usino la vostra giovinezza per favorire una vita superficiale, che confonde la bellezza con l’apparenza” (CV 183). E ricorda che c’è una bellezza interiore in chi sta lavorando la terra, nella moglie spettinata che si prende cura della casa: “C’è una bellezza nella fedeltà delle coppie che si amano nell’autunno della vita e in quei vecchietti che camminano tenendosi per mano. C’è una bellezza che va al di là dell’apparenza o dell’estetica di moda” (Ivi).
Papa Francesco osserva che altre insidie, oltre a quella del falso culto della giovinezza, seducono i giovani: “Oggi si promuove una spiritualità senza Dio, un’affettività senza comunità e senza impegno verso chi soffre, una paura dei poveri visti come soggetti pericolosi, e una serie di offerte che pretendono di farvi credere in un futuro paradisiaco che sarà sempre rimandato più in là” (CV 184). E chiarisce ulteriormente, mettendo in guardia i giovani “dal lasciarvi dominare da questa ideologia che non vi renderà più giovani ma vi trasformerà in schiavi” (Ivi).
Essendo però un sinodo universale quello realizzato a Roma sui giovani, il Papa non poteva avere sott’occhio solo i giovani dell’Europa. Per questo ha evidenziato da quali rischi i giovani del mondo non occidentale debbono stare in guardia: “Forme di colonizzazione culturale, che sradicano i giovani dalle appartenenze culturali e religiose da cui provengono” (CV 185). Si tratta del pericolo generalizzato, quello di “omogeneizzare i giovani” (CV 186). In che senso? Soprattutto nel tentativo di “dissolvere le differenze proprie del loro luogo di origine e trasformarli in soggetti manipolabili fatti in serie” (Ivi). Vi intravede una sorta di estinzione simile a quelle corrispondenti degli animali e dei vegetali. Ecco la ragione per la quale papa Francesco esorta i giovani a “farsi carico delle radici, perché dalle radici viene la forza che vi farà crescere, fiorire e fruttificare” (Ivi).
† Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona

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