Condiscepoli di Agostino
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L’importanza del lavoro per i giovani

L’occupazione lavorativa, il cui ingresso generalmente, ma non certo in tutti i Paesi del mondo, coincide con la maggior età, è una parte importante della vita dei giovani (Cfr CV 268). Purtroppo, un po’ ovunque, il lavoro soprattutto per i giovani tende ad essere “una esperienza molto fluida, perché passano da un lavoro all’altro e anche da una carriera all’altra” (Ivi)...

L’occupazione lavorativa, il cui ingresso generalmente, ma non certo in tutti i Paesi del mondo, coincide con la maggior età, è una parte importante della vita dei giovani (Cfr CV 268). Purtroppo, un po’ ovunque, il lavoro soprattutto per i giovani tende ad essere “una esperienza molto fluida, perché passano da un lavoro all’altro e anche da una carriera all’altra” (Ivi). Papa Francesco precisa che il lavoro non è solo fonte di guadagno finalizzato alla sussistenza, “per necessità pratiche”, ma non meno “definisce e influenza l’identità e il concetto di sé di un giovane adulto” (Ivi). Il Papa aggiunge anche altre osservazioni che riguardano l’importanza del lavoro. Lo considera, ad esempio, come “un luogo fondamentale dove si sviluppano le amicizie e altre relazioni” (Ivi), mentre dà l’opportunità “di cercare il senso e la realizzazione dei loro sogni e delle loro visioni” (Ivi).
Di conseguenza, il Papa esorta i giovani “a non aspettarsi di vivere senza lavorare, dipendendo dall’aiuto degli altri” (CV 269). Il lavoro infatti è “via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale” (Ivi). Lo stesso aiuto dato ai poveri deve avere carattere di provvisorietà “per fare fronte a delle emergenze” (Ivi). Non può pertanto non preoccupare il fatto che troppi giovani “sperimentano forme di esclusione ed emarginazione” (CV 270). In certi Paesi la disoccupazione raggiunge livelli preoccupanti. A questo punto il Papa pensa ai giovani cui sono tarpate le ali dei sogni di cui i giovani sono emblema. Essi si sentono dei rimorchiati, non utili al vivere sociale. Certo, il Papa non si nasconde una delle cause del mancato inserimento nel mercato del lavoro, l’essere cioè sprovvisti “di adeguate capacità professionali, anche a causa dei deficit del sistema educativo e formativo” (Ivi). E non mancano casi in cui la precarietà lavorativa si coniuga con lo sfruttamento dei lavoratori.
Fatte queste chiare premesse, papa Francesco affronta il nodo dei costi di lavoro divenuto oggi una ossessione: “La velocità degli sviluppi tecnologici, insieme all’ossessione per la riduzione del costo del lavoro, può portare rapidamente a sostituire innumerevoli posti di lavoro con macchinari” (CV 271). Problema attualissimo, sul quale l’economia con le sue leggi ferree preferisce scivolare via. Non si dà il giusto peso al fatto inevitabile di una disoccupazione dilatata a macchia d’olio a causa dell’uso indiscriminato dei robot, senza alcuna adeguata sostituzione di occupazione. Oggi ciò che conta è il reddito, il profitto, il budget. La persona umana ne è solo il mezzo. Mentre la persona ha diritti che trascendono le leggi dell’economia. Il lavoro deve garantire dignità alla persona umana (Cfr ivi).
Il Papa riconosce pure certe difficoltà insite in alcuni giovani, quella ad esempio di sapersi decidere in quale campo occupazionale maggiormente confacente buttarsi. La ragione sta forse nella difficoltà da parte del mondo giovanile di saper affrontare “i duri limiti della realtà” (CV 272). Il Papa pertanto invita ogni giovane ad “accettare quello che trovi” (Ivi), ma nello stesso tempo lo sprona a non rinunciare ai propri sogni, a “non darti mai per vinto” (Ivi).
Infine papa Francesco incoraggia i giovani ad immettere nell’ambito occupazionale “le migliori capacità di sacrificio, generosità e dedizione” (CV 273). Qualunque esso sia, come “l’infermieristica, la falegnameria, la comunicazione, l’ingegneria, l’insegnamento, l’arte o qualsiasi altro lavoro” (Ivi). E a non accontentarsi mai di fare le cose tanto per farle, ma farle bene, dando “un significato, come risposta a una chiamata che risuona nel profondo del proprio essere” (Ivi).

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